Autore della recensione: Francesca Manoni

Titolo: Qualcuno è vivo

Autore: Mancini Antonio

Editore: Ventura

Argomento: Letteratura italiana

Anno: 2017, Pagine: 422


Autore
Antonio Mancini è stato uno dei componenti della banda della Magliana.




La storia
Il protagonista narratore vive a Roma, in un quartiere difficile, quello di San Basilio dove, accanto ad un proletariato urbano che con fatica arriva alla fine del mese, molti, le facce da lametta, hanno scelto un modo più rapido per sbarcare il lunario e arricchirsi.
Lallo, Giggi e Alberto “Cita” , appena adolescenti, affascinati da questi ultimi e dai loro racconti, in questo ambiente ricevono una sorta di educazione criminale: prima piccoli furti, poi vere e proprie rapine mentre la banda si allarga con nuovi elementi.
L’esperienza, anche se breve, del riformatorio e poi del carcere non li rieduca, anzi, li spinge ad ampliare sempre di più il loro raggio d’azione: il controllo del commercio degli stupefacenti e delle case da gioco è il nuovo obbiettivo, raggiunto anche con spargimenti di sangue.
Il denaro arriva in quantità, al punto che è difficile spenderlo tutto nonostante le Ferrari, le ville, gli oggetti d’oro, le donne, i festini… Il tenore di vita dei sanbasiliani è completamente cambiato ma rimane tenace il legame di amicizia che li unisce anche nella condivisione delle scelte.
Alcuni muoiono durante una rapina, altri in carcere ma ormai “il percorso era stato tracciato”.


Recensione
Non è difficile riconoscere dietro il narratore lo stesso autore, Antonio “Nino” Mancini che in questo romanzo, per interposta persona, racconta non tanto la storia della banda della Magliana quanto mostra un percorso di formazione attraverso il quale un ragazzino diventa un criminale, un po’ sullo stile di Educazione siberiana di Lilin.
I riferimenti autobiografici sono molti, il padre di Lallo rappresenta di sicuro il padre dello stesso Nino, ma poi, soprattutto c’è San Basilio, dove lo stesso Mancini all’età di 10 anni si è trasferito con la famiglia da un paesino dell’Abruzzo: è evidente il ruolo che gioca l’ambiente in tale formazione criminale, senza con questo esimere nessuno dalle proprie responsabilità.
Le vicende sono narrate in modo crudo e diretto, senza alcun tipo di interpolazione o intervento letterario, questo è il fascino del romanzo, un fascino cupo, terribile, anche molto doloroso se pensiamo che il narrato è reale e, purtroppo, tristemente attuale.


Non presente nella biblioteca scolastica dell'IIS Cuppari Salvati


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