Autore della recensione: Francesca Manoni
Titolo: La morte nomade
Autore: Manook Ian
Editore: Fazi
Argomento: Giallo
Anno: 2018, Pagine: 413
Autore
Patrick Manoukian, in arte Ian Manook, nato nel 1949, è un figlio dell’emigrazione, della diaspora armena in Francia. Cresciuto a Meudon, sobborgo a sudovest di Parigi, in una famiglia operaia, è stato uno scrittore prolifico fin dall’adolescenza, ma non aveva pubblicato nulla fino al 2013, quando la casa editrice Albin Michel ha puntato sul noir dall’ambientazione esotica che ha come protagonista Yeruldelgger: questo è terzo volume di una trilogia che ha conquistato i lettori francesi ed ha ottenuto molti premi letterari dedicati al giallo.
La storia
Yeruldelgger è ormai un ex poliziotto: per ritrovare se stesso e il suo equilibrio interiore da qualche mese ha piantato la sua yurta nel deserto del Gobi dove vive nel rispetto delle tradizioni del suo popolo nomade.
La sua solitudine viene interrotta dall’arrivo di due donne: la prima gli chiede aiuto per ritrovare sua figlia che è stata rapita, mentre l’altra per individuare e punire gli assassini del suo uomo.
Ad entrambe, che regalano a Yeruldelgger amori nomadi, l’uomo risponde che è solo un ex poliziotto e che non intende riprendere quel percorso di violenza da cui faticosamente si stava allontanando.
Ben presto l’ex commissario si trova, nonostante tutto, circondato da una piccolo e stravagante gruppetto perché alle due donne si sono aggiunti 4 giovani originali artisti, che hanno trovato un uomo ucciso, un ragazzino, che ha scoperto resti umani in un pozzo e, per finire, una poliziotta irascibile e litigiosa.
Indipendentemente dalla sua volontà, Yeruldelgger finisce per essere coinvolto in una vicenda dalle proporzioni internazionali, in una storia di corruzione che tocca anche le più alte cariche governative che, in cambio di immense ricchezze, stanno “vendendo” la Mongolia allo sfruttamento di importanti compagnie minerarie statunitensi e canadesi.
A questi progetti si oppone, in modo velleitario e violento, l’Esercito dei Mille fiumi, formato da nazionalisti che vorrebbero il ritorno alle tradizioni e l’allontanamento dei capitali e degli investitori stranieri, una specie di “la Mongolia ai mongoli”. In questo contesto è molto difficile per i pochi uomini onesti, anche della polizia, intervenire per interrompere una serie di violenze che sembra inarrestabile.
Recensione
Questo è l’ultimo romanzo della trilogia che ha come protagonista Yeruldelgger: gli altri due romanzi sono già recensiti in questo sito.
Ho apprezzato molto anche i primi due ma “La morte nomade”, secondo me, dei tre è il più bello.
La trama, molto ricca e articolata, non ha alcun anello debole, inoltre l'autore, con sguardo lucido e disincantato, mostra un'agghiacciante realtà di piccole e grandi avidità umane, un romanzo, quindi, dal tono dolente, infatti per l'egoismo umano non c'è riscatto né ci sono ipotesi salvifiche. Lo sfondo è il maestoso e potente paesaggio della steppa che non è indifferente alla vicende umane: nelle ultime pagine le dune gemono mosse dal vento, quasi un pianto sul loro destino e su quello dell'umanità.
Non presente nella biblioteca scolastica dell'IIS Cuppari Salvati
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