Autore della recensione: Elisa Quattrini
Titolo: Avevano spento anche la luna
Autore: Ruta Sepetys
Editore: Garzanti
Argomento: Romanzo storico
Anno: 2011, Pagine: 0
Autore
Ruta Sepetys è una scrittice americana nata a Detroit nel 1967. L’autrice è stata ispirata per questo romanzo dalla storia di suo padre, un immigrato lituano la cui famiglia fu vittima del genocidio staliniano. Il romanzo nel 2011 venne pubblicato dopo un esauriente processo di documentazione da parte della scrittrice.
La storia
1941, Lituania - Lina ha appena compiuto quindici anni quando d’un tratto una sera un evento cambierà del tutto l’esito della sua vita nel giro di pochi secondi. Sono arrivati bruscamnente degli uomini in divisa a portare via lei e la sua famiglia. Hanno appena il tempo di riempire delle borse con una manciata di averi prima di essere portati via. Lei sa bene chi sono, agenti dell’Unione Sovietica agli ordini di Stalin. Ma perché stanno portando via proprio loro nel bel mezzo della notte? Cosa possono aver fatto di sbagliato? Sono queste le domande che Lina continua a ripetersi durante tutto il viaggio. Verrà deportata e insieme alla madre e al fratellino, verrà ammassata con centinaia di persone su un treno per iniziare un viaggio senza ritorno verso la gelida Siberia in cui li attenderà un campo di lavoro grigio, dove regna il buio, dove il freddo uccide. Ma c'è qualcosa che non possono toglierle, la sua voglia di vivere e il suo coraggio. Lina infatti disegna nonostante il rischio di essere scoperta, cerca di documentare ogni singolo evento che avviene intorno a lei perché ha una missione da compiere: deve riuscire a far giungere i suoi schizzi al campo di prigionia del padre. È questo, infatti uno dei pensieri che la tengono viva nei momenti più sconfortanti della sua permanenza, la certezza che un giorno suo padre sarebbe venuto a prenderli per tornare a casa dove sarebbero potuti tornare alla vita di sempre.
Recensione
Ho trovato questo romanzo molto interessante ed educativo, in quanto ho potuto valutare la storia da un altro punto di vista. Si sente spesso parlare di opere che trattano dello sterminio ebraico e dei campi di concentramento, tuttavia è raro leggere di storie che narrano delle vittime del comunismo e dei gulag.
Forse è stato proprio questo ad incuriosirmi tanto.
Mi sono immedesimata fin da subito nelle pagine nella storia, ed ero con Lina in ogni singolo momento condividendo emozioni e sentimenti. Ho letto questo libro tutto d’un fiato, perché non vedevo l’ora di capire ciò che Lina avrebbe scoperto, come si sarebbe comportata in certe situazioni,se ce l’avrebbe fatta e soprattutto se avrebbe riabbracciato suo padre.
Non presente nella biblioteca scolastica dell'IIS Cuppari Salvati
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