Autore della recensione: Francesca Manoni
Titolo: Lolita
Autore: Nabokov Vladimir
Editore: Gli Adelphi
Argomento: Letteratura straniera
Anno: 1993, Pagine: 383
Autore
V. Nabokov, nato a San Pietroburgo nel 1899, lasciò l’URSS nel 1919. Visse in diversi stati d’Europa poi negli USA dove insegnò letteratura russa. Morì a Montreaux nel 1977.
La storia
Con queste pagine il protagonista, Humbert Humbert, racconta la sua storia alla corte che ha il compito di giudicarlo ma la sentenza non verrà mai emessa per la morte improvvisa dell’uomo in carcere.
Nato a Parigi, Humbert vive infanzia ed adolescenza a Montecarlo dove il padre possiede un lussuoso albergo. Un amore adolescenziale non pienamente vissuto viene indirettamente considerato dal protagonista come l’origine della sua depravata pedofilia.
Trasferitosi poi, giovane e affascinante uomo, negli USA, è irrimediabilmente attratto dalle bambine, cercando in ciascuna di loro i tratti del suo amore adolescenziale fino a che conosce Lolita che, per Humbert, è per sempre.
La dodicenne è la figlia della vedova Charlotte Haze, presso la quale Humbert ha affittato una stanza. Lolita è maliziosa, precocemente sensuale (“una ninfetta”) e Charlotte, fortemente attratta dall’uomo, allontana la figlia, sentendola, in qualche modo una rivale, facendole frequentare scuole distanti da casa ma Humbert, per non perdere la bimba, decide di sposare Charlotte.
La morte improvvisa della donna lo rende l’unico familiare di Lolita che si rivela cinica e sessualmente audace e matura nonostante l’età.
Humbert e Lolita iniziano una serie di viaggi attraverso gli USA, un errare disordinato e senza scopi precisi: l’uomo, che si spaccia per il padre, è pronto ad assecondare ogni capriccio della ragazzina che, prepotente e dispotica, ne approfitta in cambio di quelle carezze e di quell’intimità che per Humbert sono il paradiso.
Geloso di ogni sguardo lascivo che si posi su Lolita, sarà proprio la gelosia a portarlo in carcere.
Recensione
Il protagonista, Humbert Humbert, è un individuo abietto e ripugnante: impossibile provare per lui simpatia, tra l’altro l’onestà disperata della confessione non costituisce alcun riscatto per la sua “diabolica astuzia”.
Si potrebbe leggere Lolita come “caso clinico” o come analisi di una società malata che, quindi, richiede lo sforzo e l’impegno di realizzare un mondo migliore ma, qualunque lettura si voglia dare al romanzo, è un’opera veramente scioccante perché attraverso il protagonista l’autore analizza psiche, sentimenti, percorsi interiori di un essere umano depravato e balordo, il pedofilo, senza, per fortuna, indulgere nei particolari.
“…il rifugio dell’arte. E’ questa la sola immortalità che tu e io possiamo condividere, mia Lolita”.
Queste sono le parole conclusive del diario di Humbert e, secondo me, racchiudono il senso del romanzo: una bellissima opera d’arte, una scrittura incredibile, a flusso ma ordinata, caleidoscopica ma limpida, elegantissima e ammaliante…la magia delle parole, il potere della scrittura, al di là delle analisi sociali o morali.
Non presente nella biblioteca scolastica dell'IIS Cuppari Salvati
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