Autore della recensione: Francesca Manoni

Titolo: Il libraio di Kabul

Autore: Seierstad Asne

Editore: BUR

Argomento: Letteratura straniera

Anno: 2003, Pagine: 321


Autore
È una giornalista e scrittrice norvegese. Presso l'Università di Oslo ha studiato russo, spagnolo e storia della filosofia.
Come giornalista ha lavorato come corrispondente dalla Russia e dalla Cina; ha lavorato per la televisione pubblica norvegese NRK come corrispondente dalla Serbia, raccontando la situazione in Kosovo.
Il libraio di Kabul è il racconto della sua esperienza presso una famiglia di Kabul nell'Afghanistan post-talebano.


La storia
Asne Seierstad è una giornalista norvegese. Corrispondente di guerra in Afghanistan, ha assistito alla sconfitta dei talebani e, giunta a Kabul nel novembre del 2001, ha conosciuto, nella libreria di proprietà dello stesso, Sultan Khan, un “elegante signore brizzolato”.
Quando ha un po’ di tempo, Asne ritorna spesso nella libreria dove ci sono volumi in varie lingue e di vario genere: Sultan è un abile venditore dall’interessante conversazione.
Invitata a cena a casa del librario, la giornalista conosce la sua numerosa famiglia: le due mogli, i figli, fratelli, sorelle… che vivono tutti insieme nel rispetto assoluto della volontà di Sultan.
Decide allora di scrivere un libro su questa famiglia e sulla condizione delle donne, per farlo, chiede a Sultan di ospitarla nella sua casa per vivere la stessa vita delle donne della sua famiglia: Asne è accolta con un grande senso di ospitalità, ogni sua richiesta deve essere esaudita, addirittura Leila, sorella di Sultan, è completamente a sua disposizione.
Asne impara a uscire di casa con il burka e a guardare la realtà esterna dietro la grata di questa prigione: il libraio si definisce liberale ma, in realtà, nella sua casa vige un rigoroso rispetto delle tradizioni per cui, essendo il primogenito maschio, spetta a lui ogni decisione che nessun componente della famiglia può mettere in discussione.
La dittatura talebana è terminata ma le conseguenze son ben visibili, non solo la distruzione di interi villaggi e di interi quartieri ma tanta povertà, tante vedove con figli denutriti, malati che non possono curarsi, disoccupati che non riescono a nutrire la loro famiglia…
La situazione di Sultan è certamente agiata ma il suo dominio così rigoroso provoca tentativi di ribellione anche da parte dei figli maschi che desiderano l’autonomia di vivere la propria vita: in realtà non è loro concesso neanche di scegliere una moglie perché il matrimonio ancora (nel 2002!!!!) è deciso dalle famiglie.
La condizione della donna è per noi occidentali assurda, impensabile, da non credere: oltre al burka, alla donna raramente è concesso studiare o lavorare fuori di casa, il suo valore è determinato dal numero dei figli che genera, in particolare maschi, il suo spazio è la casa dove le donne, seguendo un ordine gerarchico, sono continuamente impegnate a servire gli uomini della famiglia, senza disporre di quei mezzi che semplificano i lavori di casa.
In cambio, possono anche essere insultate da figli, nipoti o fratelli senza poter in alcun modo reagire.
Dopo la caduta del regime talebano, teoricamente hanno maggiori libertà ma, in concreto, queste si riducono a poca cosa: possono truccarsi, mettere lo smalto, arricciarsi i capelli, indossare scarpe con tacchi alti… ma poi tutto è nascosto dal burka.
In particolare è molto triste e commovente la vicenda di Leila: i suoi tentativi di cambiare il suo destino non la portano da nessuna parte, pur trovando il coraggio di fare alcuni passi, pregiudizi e attaccamento ad ataviche tradizioni riescono ad avere la meglio sulla sua volontà, certo non ferrea ma non può essere altrimenti.


Recensione
Il libro è un reportage giornalistico ma in forma di romanzo: è molto interessante da leggere anche se è impossibile non arrabbiarsi con quella mentalità.
L’autrice racconta quella condizione femminile da “dentro” ma è pur sempre un’occidentale: questo comporta da un lato una tensione espressiva non sempre forte ma assicura uno sguardo lucido e impietoso nei confronti di quella società.


Non presente nella biblioteca scolastica dell'IIS Cuppari Salvati


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