Autore della recensione: Francesca Manoni
Titolo: Il diritto dei lupi
Autore: De Bellis Stefano, Fiorillo Edgardo
Editore: Einaudi
Argomento: Romanzo storico
Anno: 2021, Pagine: 723
Autore
Stefano De Bellis è un consulente informatico amministrativo. Nel 2021 pubblica, per Einaudi, il suo primo romanzo, scritto a quattro mani con Edgardo Fiorillo: Il diritto dei lupi.
La storia
Roma: 80 a.C.
Quattro individui, con il favore delle tenebre, si aggirano nella Suburra: cercano il lupanare di Mezzo Asse ed hanno ricevuto un ordine preciso, uccidere.
Meticolosi e brutali, uccidono tutti quelli che si trovano nel bordello, invitati ad una festa privata. Tra le vittime un personaggio importante che tiene i collegamenti tra Pompeo e alcuni patrizi romani che lo appoggiano: della strage al lupanare si interessa Crasso che incarica un ex centurione, Tito Annio, di trovare Mezzo Asse, miracolosamente sfuggito alla strage e ora in fuga, sospettandolo responsabile della strage.
Contemporaneamente, la Vestale Cecilia Metella affida un incarico ad un giovane e ancora poco conosciuto avvocato, Marco Tullio Cicerone.
L’oratore ha il compito di difendere Sesto Roscio, un contadino di Ameria, dall’accusa di parricidio.
Cicerone si rende conto che dietro questo caso c’è molto di più: questioni politiche , lotte per il potere… ma è inammissibile rifiutare l’incarico di una Vestale.
Le ricerche di Tito Annio e le indagini di Cicerone per il processo di Roscio rivelano un comune denominatore, Crisogono, il braccio destro di Silla, quindi è un attacco al dictator quello che Crasso e Cecilia Metella intendono sferrare con lo scopo di restituire dignità alla Repubblica… o con quello di sostituire il proprio al potere di Silla?
Recensione
Le vicende presentano un quadro storico preciso di quegli anni convulsi e delineano con fedeltà le vicende della Pro Roscio; interessante il quadro della Suburra, un dedalo di stradine e viuzze, tra lupanari, popinae, degrado sociale ed economico.
La Repubblica ha i giorni contati: l’avidità e l’ambizione hanno ormai distrutto il mos maiorum e al rispetto delle tradizioni si sono sostituiti vizi e piaceri sfrenati.
Non mi ha convinto il linguaggio utilizzato, troppo disadorno, a volte banale e volgare: per rappresentare in modo realistico una condizione anche di degrado ci sono ben altri mezzi espressivi che, senza rinunciare all’eleganza e allo spessore, riproducono comunque, con fedeltà, i fatti.
Non presente nella biblioteca scolastica dell'IIS Cuppari Salvati
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