Autore della recensione: Francesca Manoni
Titolo: I rondoni
Autore: Aramburu Fernando
Editore: Guanda
Argomento: Letteratura straniera
Anno: 2021, Pagine: 710
La storia
Toni è un insegnante di filosofia profondamente deluso dalla vita.
Svolge un lavoro che per lui non più è appassionante, alle spalle un matrimonio fallito tra recriminazioni e rancori a cui è seguito un difficile divorzio, un figlio, Nikita, problematico…
Senza più illusioni né sogni, deluso dalla vita, decide lucidamente che è ora di interrompere quest’esistenza insignificante e stabilisce la data del suo suicidio.
Nei mesi che lo precedono vive la vita di sempre: il lavoro, le passeggiate con l’amatissima cagnolina Pepa che si concludono al bar di Alfonso dove il suo migliore (e unico) amico Bellagamba lo aspetta per la solita birra.
Ogni giorno, poi, scrive qualcosa su un libricino che lascerà a suo figlio, insieme alle chiavi di casa e alle raccomandazioni per Pepa. Scrive raccontando e ricordando: frammenti del passato si uniscono alle amare riflessioni sul presente e sull’indifferenza che ormai ogni cosa gli suscita.
Durante i suoi vagabondaggi con Pepa lascia negli angoli più disparati di Madrid gli oggetti che gli sono appartenuti, in particolare i più amati, i libri, per distaccarsi così dal contingente, sognando di volare libero nel cielo come i rondoni, che segnano l’arrivo della primavera.
Un giorno casualmente incontra Agueda che, da Toni in passato respinta, in realtà non lo ha mai dimenticato: è goffa, impacciata, priva di qualunque fascino ma è sincera, generosa e a poco a poco, con la complicità di Bellagamba, si insinua nella sua vita anche se questa presenza non lo distoglie dal suo proposito e, all’avvicinarsi della data stabilita, si prepara con scrupolo e senza esitazioni.
Recensione
Appena iniziata la lettura, mi sono chiesta come potesse l’autore tenere un filo così sottile per 700 pagine: la risposta è arrivata verso pag.100, l’autore ci riesce in modo veramente magistrale!
Lo sguardo disincantato e lucido del protagonista, che si traduce in ironia garbata, le osservazioni, le riflessioni, i dialoghi con Bellagamba e quelli con Pepa, l’ingenuità di Agueda… tutto questo reso con un linguaggio impeccabile, elegante, fluido, senza cadute di stile… può sembrare una storia triste o per lo meno un po’ inquietante, in realtà un racconto pieno di vita e anche di speranza in nuove opportunità.
Una conclusione commuovente e bellissima: un libro da non perdere!
Non presente nella biblioteca scolastica dell'IIS Cuppari Salvati
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