Autore della recensione: Francesca Manoni

Titolo: L’usignolo dei Linke

Autore: Schneider Helga

Editore: Adelphi

Argomento: Letteratura italiana

Anno: 2004, Pagine: 154


Autore
Helga Schneider è nata in Slesia ed è cresciuta in Germania e in Austria, paese di origine di entrambi e genitori. Vive a Bologna dal 1963 e scrive in italiano.


La storia
Non appena termina la seconda guerra mondiale, Helga Schneider, ancora bambina, si trasferisce con il padre, la matrigna (che la odia ) e il fratellino ad Attersee, in Austria, presso i nonni paterni grazie all’affetto dei quali Helga riesce a ritrovare un po’ della serenità perduta.
Nell’estate del ’49 arriva un ospite: Kurt, un ragazzino scontroso e burbero di 13 anni che i nonni di Helga affidano ai nipoti con l’incarico di essere affettuosi con lui che è tanto sofferente.
Infatti il ragazzino ha vissuto un terribile trauma che lo ha reso taciturno, a volte anche maleducato e addirittura aggressivo nei confronti degli altri.
Helga riesce, però, a trovare la strada per giungere al suo cuore: Kurt, così, le racconta la sua terribile esperienza tra lacrime, finalmente, liberatorie.
Kurt viveva con la madre, il nonno, il fratellino di tre mesi in una fattoria della Prussia orientale: dopo aver perso il padre al fronte, la madre e il nonno, con forza ed energia, avevano continuato a mandare avanti la famiglia e la fattoria.
Nell’inverno ’44-’45, i russi, dall’est,stavano avanzando verso la Germania lasciando dietro di loro orrore e distruzione: le notizie delle violenze, degli stupri, delle devastazioni raggiunsero la famiglia di Kurt che decise di fuggire verso il mar Baltico, per poi raggiungere, in nave, la Germania occidentale.
Una notte, abbandonando tra le lacrime i fedeli animali della fattoria, Kurt salì su un carro con i suoi ed iniziò la sua drammatica fuga insieme ad altre famiglie del paese: il freddo (-20 gradi ), le strade coperte di fango, la fame, le malattie provocarono numerosi morti tra i fuggiaschi ma la vera
Tragedia per Kurt si verificò proprio a bordo della nave che doveva portarli alla salvezza.


Recensione
Con il suo solito stile asciutto, l’autrice racconta un pagina di storia che non tutti conoscono: il dramma di tanti tedeschi che, senza essere nazisti pagano un prezzo troppo alto per il semplice fatto di appartenere al popolo tedesco.
In modo molto lucido, senza toni compassionevoli, la Schneider, come negli altri suoi romanzi ci narra la sua personale tragedia e quella del suo popolo, con una commozione che, dietro il tono fermo, è però palpabile al punto da trasmettersi con intensità a chi legge.


Presente nella biblioteca scolastica dell'IIS Cuppari Salvati


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