Autore della recensione: Francesca Manoni

Titolo: Afghanistan, dove Dio viene solo per piangere

Autore: Shakib Siba

Editore: Piemme

Argomento: Letteratura straniera

Anno: 2004, Pagine: 350


Autore
Siba Shakib è nata in Iran e ha vissuto a lungo in Afghanistan.Ha girato importanti documentari per raccontare la vita del popolo afgano e, soprattutto, la drammatica condizione delle donne.


Recensione
Siba Shakib, in un campo di prima accoglienza creato dall’ONU per i profughi afgani che lasciano l’Iran per tornare in patria, incontra tra le tanta donne disperate, in cerca di cibo e di aiuto per se stesse ed i propri figli, una figura femminile, anzi, un burka, che le sventure non hanno piegato: Shirin Gol, Dolce Fiore.
L’autrice ascolta e riferisce la sua storia, attraverso la quale è possibile ripercorrere quasi quaranta anni di storia afgana.
Precedentemente sotto il controllo inglese, nel 1979 ha inizio l’invasione sovietica dell’Afghanistan per insediare a Kabul un governo alleato dell’URSS.
Per combattere contro gli invasori, violenti e brutali anche verso i civili, il padre e i fratelli di Shirin Gol si uniscono ai mujaeddin che, con azioni di guerriglia e con finanziamenti statunitensi, difendono il proprio Paese.
I russi tolgono il velo alle donne, le obbligano ad andare a scuola e catechizzano tutti all’ideologia comunista. A Shirin Gol piace andare a scuola, nonostante abbia dovuto lasciare il suo paese e trasferirsi a Kabul a causa delle escursioni dei micidiali Antonov russi.
Anche dopo il matrimonio con Morad, un uomo buono e intelligente, Shirin Gol può continuare ad andare a scuola perché il marito lo accetta così come condivide il sogno della giovane di diventare medico.
Le vicende storiche del Paese coinvolgono, però, anche le vite dei protagonisti:l’occupazione russa, durata circa un decennio, provoca non solo un milione di morti ma anche due-tre milioni di profughi, rifugiatisi in Pakistan e in Iran.
Tra questi ci sono Shirin Gol, Morad e i loro figli, in un campo profughi in Pakistan dove è difficile sfamarsi quotidianamente, mentre in Afghanistan, alla partenza dei russi, subentra una guerra fratricida tra le fazioni dei mujaeddin.
I protagonisti tornano nella loro patria, dopo giorni di estenuante cammino, tra i pericoli e la fame, e riescono a vivere un periodo di relativa tranquillità: il villaggio in cui hanno trovato rifugio è lontano dai teatri di scontro dei mujaeddin ma, ben presto, una nuova tragedia investe il Paese.
Dalle scuole craniche arrivano i fanatici talebani (coloro che pregano) e, imponendo assurdi e primitivi costumi religiosi, che poco hanno a che vedere con il vero Islam, fanno ripiombare il Paese nella barbarie.
Intanto Morad si rifugia nell’oppio, per sfuggire alla sempre più invivibile realtà quotidiana mentre è Shirin Gol che tiene salda la sua famiglia, spingendola a nuove fughe,a nuovi trasferimenti attraverso un Paese che, a causa delle distruzioni, ha perso il suo incanto, il suo fascino, la sua cultura e i ricordi della sua storia, sostituiti dalla paura, dalla fame, da cumuli di macerie,da vedove e da orfani dei quali sembra che ciascuno possa approfittare.
Shirin Gol non perde la sua forza né la sua dignità: queste qualità le permettono di salvare la sua famiglia ma la pace, per il suo Paese, è ancora molto lontana.


Non presente nella biblioteca scolastica dell'IIS Cuppari Salvati


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Commenti - 3 presenti. Valutazione media: 8,00 / 10


Paciarotti Cristina (14/01/10)

Non è male questo libro, ma pensavo avesse un seguito diverso. Comunque sia ho molto apprezzato il modo in cui veniva descritto ogni pensiero della protagonista, Shirin Gol, che si ritrova un'intera famiglia da mandar avanti da sola, piena di disperazione e, perchè no, anche di rabbia. Ma sicuramente è l'amore incondizionato per i figli che le da la forza di andare avanti e riuscire a superare, anche se pur con difficoltà, ogni problema che la guerra, la fame e la distruzione comportano.

Valutazione: 7 / 10


Cecchini Cristina (10/08/09)

Il libro è molto coinvolegente, racconta quello che ancora oggi accade nel mondo arabo. La vita di donne e di uomini costretti a fuggire in cerca di un mondo migliore, senza guerra. Una vita difficile che ti fa capire quanto siano grandi e coraggiose queste persone e che a loro posto, noi, ci troveremmo ancora più in difficoltà.

Valutazione: 9 / 10


Clarissa Ceccarelli (01/12/08)

Il libro è coinvolgente, appassionante e di scorrevole lettura. Mette in luce come ancora oggi ci siano divari tra uomini e donne nel mondo arabo. Fa riflettere sulle donne e la loro condizione sottomesse a credenze che di religioso non hanno nulla, di donne che non esistono, prive di diritti e di dignità, ma che non perdono la speranza di affermare i loro diritti. Il libro, non è un romanzo, ma racconta della realta' sull'Afghanistan per questo non aspettarti un lieto fine per tutti i protagonisti!!!!

Valutazione: 8 / 10