Autore della recensione: Francesca Manoni

Titolo: La porta proibita

Autore: Terzani Tiziano

Editore: TEA

Argomento: Storia

Anno: 2004, Pagine: 270


Autore
T.Terzani, fiorentino, è stato per 30 anni corrispondente in Asia per un noto settimanale tedesco e poi collaboratore della Repubblica e del Corriere della sera. È vissuto per molti anni in India, per lo più nell’Himalaya. È morto nell’estate del 2004.


Recensione
Negli anni ’60, la politica di Mao e la rivoluzione culturale colpiscono la fantasia di tanti giovani che, in Occidente, durante la contestazione, sognano una società più giusta che sembra concretizzarsi nella Repubblica Popolare cinese.Così Terzani, desideroso di vedere da vicino questo mondo nuovo così promettente, decide di studiare la lingua cinese ma anche la sua storia e la sua civiltà: addirittura si attribuisce un nome cinese, Deng Tiannuo, in modo “da essere meno straniero quando mi fosse toccato vivere fra cinesi”.
Il suo sogno, però, può realizzarsi solo nel 1980 quando, dopo la morte di Mao, Deng Xiaoping permette agli stranieri di entrare in Cina. Terzani si stabilisce con la sua famiglia a Pechino: rimane per quasi quattro anni in Cina e questo libro è il resoconto delle sue osservazioni, delle sue esperienze, dei suoi viaggi fin nelle regioni più sperdute di questo vasto e popolarissimo Paese.
Egli vuole sentirsi cinese tra i cinesi: veste come loro, viaggia in bicicletta, i suoi figli frequentano una scuola cinese ma si rende conto subito che un muro separa gli stranieri dai cinesi.
Ad es. è quasi impossibile incontrarsi con un amico cinese, passeggiare con lui o invitarlo a cena perché la vita di ciascuno è strettamente e rigidamente controllata, anche per la visita ad un amico occorrono speciali autorizzazioni.
L’autore è dolorosamente colpito dalla situazione di Pechino e della Cina intera: gli anni della rivoluzione culturale hanno portato alla distruzione del patrimonio artistico della civiltà cinese: templi, case, pregevoli oggetti del raffinato artigianato cinese…tutto è andato distrutto perché borghese o simbolo di una vecchia Cina.
Ora Xiaoping ha introdotto alcune riforme: ad esempio alcuni templi sono stati restaurati ma sono aperti solo ai turisti stranieri. I luoghi di culto, così, non appartengono più ai cinesi, è qualcosa che non è loro, mentre i giovani, cresciuti con le uniche radici del partito comunista, si chiedono perchè sprecare soldi per queste “cose vecchie”.
La moderata liberalizzazione introdotta da Deng ha portato qualche risultato nelle campagne, almeno in alcune zone, dove il rigido sistema della collettivizzazione è stato sostituito dal sistema delle “responsabilità” ma ora che ciascuno ha il suo pezzetto di terra, nessuno si occupa di dighe e canali, così le inondazioni sono più gravi e devastanti.
Terzani, in questa ricca e interessante opera, affronta tanti aspetti della vita e delle contraddizioni della Cina: l’occupazione del Tibet, l’allucinante politica demografica, la scuola, con le sue rigide imposizioni che impediscono di ragionare e di farsi proprie idee…
Poi, agli inizi del 1984,viene arrestato: è accusato di un gravissimo atto controrivoluzionario, cioè l’acquisizione privata di tesori nazionali cinesi che sarebbero alcuni piccoli oggetti senza valore acquistati da artigiani cinesi.
In realtà, alcuni articoli di Terzani non sono piaciuti alle autorità cinesi e forse i dirigenti del partito o il Ministero della Sicurezza dello Stato non condividono la decisione del Ministero degli Esteri di permettere al giornalista di fermarsi un altro anno in Cina: comunque Terzani viene sottoposto ad alcuni mesi di “rieducazione” e poi espulso dal Paese.
All’aeroporto, Terzani riempie i moduli in lingua inglese e non cinese, come faceva di solito, e si firma Tiziano Terzani perché, per lui, “Deng Tiannuo non esiste più”.


Non presente nella biblioteca scolastica dell'IIS Cuppari Salvati


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