Autore della recensione: Francesca Manoni
Titolo: Suite francese
Autore: Némirovsky Irène
Editore: Adelphi
Argomento: Letteratura straniera
Anno: 2005, Pagine: 415
Autore
Nata a Kiev nel 1903: si è rifugiata in Francia con la famiglia allo scoppio della rivoluzione di ottobre ed è morta ad Auschwitz nel 1942.
Recensione
Parigi: giugno 1940.
L’esercito tedesco è ormai alle porte e per i parigini sono giorni di paura: consapevoli dell’imminente sconfitta, si preparano a lasciare la città, terrorizzati dall’arrivo, ormai vicino, degli odiati tedeschi.
Con grande finezza, l’autrice presenta una galleria di personaggi di varia estrazione sociale mostrandoci le loro reazioni e i loro comportamenti di fronte alla catastrofe.
La nobile e ricca famiglia Pericand lascia la città per recarsi in una villa lontana da Parigi, portandosi dietro mobilio e vasellame prezioso, tutta la servitù, rifornimenti e viveri di ogni genere, ma poi la signora Pericand, preoccupata per i figli, il gatto, gli oggetti, si “dimentica” il nonno.
I coniugi Michaud, modesti impiegati, lasciano la loro abitazione con la morte nel cuore, addolorati per la mancanza di notizie del figlio al fronte.
Il direttore della banca dei Michaud, invece, non sa come mettere in salvo sia la moglie che l’amante…
Le strade che da Parigi portano verso il sud delle Francia sono affollate da auto, carretti, gente a piedi…
La fuga è dolorosa anche per la scarsità di viveri e benzina. Proprio in queste circostanze gli uomini sono in grado di dare il meglio o il peggio di se stessi, così gli atteggiamenti di solidarietà si alternano agli egoismi più sordidi: c’è chi approfitta della stanchezza degli altri per rubare benzina, chi si preoccupa più degli oggetti che delle persone, chi offre cibo solo dietro grossi compensi…
E’ veramente efficace e sottile la rappresentazione di tali comportamenti: l’autrice non si dilunga in scavi psicologici, ci mostra i personaggi nel loro agire, nel loro discutere, rendendoli estremamente vivi e credibili.
Su tutto e su tutti incombe la guerra e, soprattutto, il terrore dell’invasione nemica: bombardamenti, feriti, morte, distruzione.
Ma la guerra, nella prospettiva dell’autrice, può anche offrire lo spazio agli eterni sentimenti dell’amicizia e dell’amore.
Ecco allora che Lucile, francese benestante, sposata con un soldato francese prigioniero dei tedeschi, si innamora, ricambiata, proprio di un ufficiale tedesco di stanza nel suo paese.
Sono bellissime e toccanti le pagine che presentano il nascere e il delicato manifestarsi di questo sentimento, capace di superare l’odio tra i vinti e i vincitori.
I soldati tedeschi che occupano il paese di Lucile sono presentati dall’autrice come uomini, più che come soldati: fanno amicizia con gli abitanti, accarezzano i bambini, sono gentili con le donne…
Certamente l’occupazione tedesca non è stata solamente questo ma Irene Nemirovsky, che è morta ad Auschwitz, è in grado di cogliere l’umanità anche nel nemico e ci offre, di quel periodo storico, uno splendido affresco in cui le vicende personali e quelle collettive, l’odio e l’amore, l’egoismo e gli slanci generosi si fondono con commossa partecipazione ma anche con estrema eleganza.
Presente nella biblioteca scolastica dell'IIS Cuppari Salvati
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