Autore della recensione: Francesca Manoni
Titolo: Fuoco amico
Autore: Yehoshua Abraham
Editore: Einaudi
Argomento: Letteratura straniera
Anno: 2008, Pagine: 399
Autore
Abraham Yehoshua è nato a Gerusalemme nel 1936.
Autore di romanzi famosi, come “Ritorno dall’India” e “La sposa liberata”, è stato ospite alla Fiera del libro di Torino dove ha presentato questo suo ultimo romanzo.
La storia
Tel Aviv. Amotz Yaari e sua moglie Daniela sono sposati da trentasette anni: è una coppia attempata ma che, nel corso del tempo, ha rafforzato la propria intesa.
Amotz è molto protettivo nei confronti della moglie, specialmente dopo che la recente morte della sorella Shuli l’ha resa più vulnerabile.
Anche un altro grave lutto aveva colpito, qualche anno prima, la famiglia: il figlio di Shuli e Yirmy, Eyal, era rimasto accidentalmente ucciso, durante un’operazione militare, dal fuoco dei suoi compagni, da un “fuoco amico”, come aveva detto Amotz al cognato, nel tentativo di arginare, in qualche modo, il dolore.
Dopo la morte di Eyal, Shuli e Yirmy si erano trasferiti in Tanzania, dove l’uomo aveva ottenuto un incarico ministeriale e in Africa era morta Shuli.
Così Daniela, dopo circa un anno dalla morte della sorella, decide di partire per l’Africa allo scopo di far rivivere il ricordo della scomparsa e consolare il cognato, al quale la lega un affetto che dura da sempre.
Per la prima volta, dopo tanti anni, Daniela e Amotz si separano, anche se solo per una settimana ma, anche a distanza, ciascuno porta con sé, nel quotidiano, la presenza dell’altro.
Dal momento in cui Daniela lascia Tel Aviv, le loro vicende sono raccontate in parallelo: Amotz è alle prese con il suo lavoro di ingegnere e con i problemi legati a nuovi ascensori, da lui progettati per un palazzo, che, a causa del vento, producono forti ululati che disturbano gli inquilini, Daniela, vicina al cognato per far rivivere il ricordo di Shuli, si trova di fronte il fantasma di Eyal e un uomo, Yirmy, che quasi non riconosce più per il suo desiderio di cancellare tutto quello che può ricordargli Israele e la civiltà ebraica.
Mentre Amotz risolve il problema del vento, Daniela intuisce i motivi più profondi del dolore e del rancore di Yirmy, sentimenti forti che stanno quasi per inghiottirla nel loro vortice al punto da farla sentire, appena rientrata a casa, quasi un’estranea nel suo stesso mondo: sono poi le candele di Hanukkah, una delle festività più care agli israeliani, che la riportano nel suo sicuro mondo di affetti.
Recensione
E’ un romanzo con un tempo narrativo tutto suo: il tempo della memoria, della nostalgia, dell’attesa…dimensioni che, in vario modo, caratterizzano tutti i personaggi tra i quali è possibile stabilire una serie di simmetrie rovesciate che, elegantemente taciute, sono però intuibili.
Il desiderio che lega Amotz e Daniela è quello che, dopo la perdita del figlio, Shuli e Yirmy hanno soppresso, il vento, che a Tel Aviv disturba gli inquilini del nuovo palazzo, è il fantasma di Eyal, che Yirmy non riesce a far riposare perché perseguitato dal bisogno di dare un significato alla sua morte, a Tel Aviv Amotz celebra i riti tradizionali di Hanukkah, che scandiscono il passare dei giorni, mentre Yirmy getta nel fuoco le candele con le quali Daniela voleva, con lui, celebrare la festa.
Infatti quel “fuoco amico” che ha ucciso Eyal, ha ucciso l’identità ebraica del padre che, del suo paese, arriva a rifiutare la storia, le tradizioni, addirittura l’interpretazione di certi passi biblici.
E’ per questo che Yirmy non vuole tornare in Israele e sono poco efficaci i tentativi di Daniela di far breccia nella sua disperazione piena di rancore: l’addio di Daniela al cognato e il suo ritorno alla normalità segnano, forse, la distanza tra due modi diversi di valutare la propria storia nazionale.
Il ritmo pacato della narrazione, l’attenzione ai colori del paesaggio africano, insieme all’eleganza del linguaggio contribuiscono a rendere il romanzo ricco e raffinato insieme.
Presente nella biblioteca Fornace di Moie.
Non presente nella biblioteca scolastica dell'IIS Cuppari Salvati
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