Autore della recensione: Chiara Coppari classe 4 B Programmatori

Titolo: Se questo è un uomo

Autore: Levi Primo

Editore: Einaudi

Argomento: Storia

Anno: 2005, Pagine: 209


Autore
Primo Levi nasce il 31 Luglio 1919 a Torino, nel 1941 si laurea dopo aver frequentato la facoltà di Scienze dell’Università di Torino, nel 1943 venne fatto prigioniero dai fascisti e deportato al campo di concentramento, nel 1945 venne liberato dai soldati russi, in questo stesso anno inizia a scrivere il romanzo “Se questo è un uomo” (pubblicato per la prima volta l’anno successivo), nel 1946 riesce a tornare a Torino, tra il 1961 e il 1962 scrisse “La tregua” (romanzo nel quale racconta il suo “viaggio di ritorno”), in seguito scrisse altre opere tra cui “La chiave e la stella”, “I sommersi e i salvati”, “Se non ora quando?”, “I racconti”, “La ricerca delle radici”, “L’ultimo Natale di guerra”, nel 1987 muore nella sua casa di Torino.


La storia
Il romanzo narra di una delle pagine più brutte della nostra storia: l’internamento di molte persone (ebrei, criminali, prigionieri politici) nei campi di concentramento costruiti dai tedeschi. L’autore, infatti, racconta del periodo della sua vita durante il quale venne fatto prigioniero dai soldati fascisti, internato nel campo di concentramento polacco di Buna-Monowitz (perché è di razza ebrea), e salvato dai soldati russi nel Gennaio 1945.
Il racconto inizia con la cattura dell’autore da parte della Milizia fascista nel Dicembre 1943. Pochi giorni dopo tutti gli ebrei che si trovavano nel ghetto di Fossoli, tra cui vi era Levi, vennero deportati al campo di concentramento. L’autore racconta del pensoso viaggio in treno affrontato da lui e dai suoi compagni, durante il quale i soldati non fornivano loro nemmeno l’acqua, l’arrivo al campo di Buna-Monowitz, la divisione tra uomini e donne (quest’ultime vennero mandate al campo di Birkenau), l’umiliazione che lui e gli altri uomini hanno subito prima di entrare nel campo (erano stati lasciati completamente nudi, per molte ore, al freddo, in una stanza). Levi continua raccontando la sua vita all’interno del lager fatta di stenti, si sofferma a descrivere l’aspetto fisico dei prigionieri descrivendo soprattutto il loro sguardo vuoto come se essi non avessero più dignità e avessero perso la loro natura umana. L’autore conclude il romanzo raccontando gli ultimi giorni trascorsi nel campo fino all’arrivo dei soldati russi.


Recensione
Nel romanzo Levi riesce ad esprimere perfettamente la dura vita che lui e gli altri uomini deportati hanno “affrontato” e dalla quale lui e pochissime altre persone sono sopravvissute. Personalmente mi ha colpito la descrizione dello sguardo dei prigionieri che mostra chiaramente il loro stato d’animo: quello dei uomini che non si sentono più tali e che cercano di sopravvivere con la speranza di essere salvati da quel terribile mondo che non era conosciuto da nessuno degli uomini liberi.


Presente nella biblioteca scolastica dell'IIS Cuppari Salvati


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Commenti - 3 presenti. Valutazione media: 9,33 / 10


Schiavoni Davide (22/12/12)

Questo romanzo, secondo me, è molto interessante anche perchè permettere di approfondire la conoscenza di una fase tragica della storia europea: le vicende sono narrate con intensità e coinvolgono chi legge.

Valutazione: 8 / 10


Barbini Rosita (14/09/09)

"Se questo è un uomo" è un libro molto bello, anche se i fatti che vengono raccontati fanno venire i brividi… In questo suo racconto, Primo Levi descrive la vita degli uomini che in quel tempo vennero portati nei lager... una vita che, purtroppo, non aveva più senso perché gli uomini vennero privati di tutto: del cibo, dell’acqua, dei propri vestiti, dei propri oggetti personali e molti di loro non hanno mai più rivisto i propri figli o le loro mogli dopo essersene dovuti allontanare... erano costretti a dormire in delle cuccette strette e spesso dovevano condividerle con un altro prigioniero. Questi uomini vivevano in delle condizioni disumane... è un libro da leggere perché fa capire le atrocità che vennero commesse su dei poveri esseri umani che avevano soltanto la colpa di appartenere ad una religione diversa.

Valutazione: 10 / 10


Sofia Taini (4B ginnasio - Jesi) (01/10/07)

Questo libro racconta la storia della deportazione di Primo Levi in un Lager, con particolare attenzione alle disumane condizioni di vita e di lavoro all’interno del campo di annientamento, di cui, una volta entrato, comprende facilmente il significato.
Primo Levi fu catturato,all’età di ventiquattro anni, dalla milizia fascista alla fine del 1943 e consegnato ai nazisti che lo deportarono ad Auschwitz. Proprio in questo periodo il governo tedesco, data la scarsità di manodopera, aveva deciso di allungare la vita media dei prigionieri da eliminare. E’ forse questa una tra le tante ragioni per le quali Primo Levi fu una della quattro persone sulle quarantacinque contenute nel suo vagone che ha rivisto casa sua.
Questo libro è ricco di particolari atroci che ci fanno capire veramente e anche molto crudelmente la realtà nell’inferno del Lager. Egli scrive del duro lavoro che lui e gli altri prigionieri sono costretti a fare con qualsiasi condizione di tempo e delle “piaghe torpide sul dorso dei piedi che non guariranno”, la “fame cronica sconosciuta agli uomini liberi, che fa sognare di notte e siede in tutte le membra dei corpi”.
Dovendo dare il mio giudizio personale, consiglio a tutti di leggere il libro e di meditare su ciò che è stato perché non si sbagli di nuovo e non si commettano più gli errori del passato.
Primo Levi ha scritto questo libro proprio perché non vuole che ci si dimentichi del tempo passato, esortandoci quindi a ricordare e a tramandare ai nostri figli lo spaventoso genocidio accaduto: questo messaggio è messo in risalto dalla poesia intitolata anch’essa “Se questo è un uomo”, che introduce il libro.
Per non dimenticare dobbiamo continuare a celebrare, il 27 gennaio, il Giorno della Memoria della Shoah.

Valutazione: 10 / 10