Autore della recensione: Francesca Manoni
Titolo: La figlia di Rashi
Autore: Anton Maggie
Editore: Piemme
Argomento: Romanzo storico
Anno: 2008, Pagine: 468
Autore
M. Anton vive a Los Angeles, dove è nata.
Ha frequentato per anni un corso di lettura del Talmud, durante il quale si è appassionata alla figura di Rashi, uno dei più famosi docenti di storia ebraica che, secondo la leggenda, ha esteso per primo lo studio del Talmud alle donne.
La storia
Troyes, Francia: 1069-1077.
Salomon ben Isaac, detto Rashi, è un insegnante della tradizione ebraica: vive con la moglie e le tre figlie, Joheved, Miriam e Rachel.
La famiglia conduce un’esistenza modesta ma ben presto le conoscenze di Rashi e le sue capacità come viticultore suscitano l’interesse di ricche famiglie locali con le quali entra in affari per vendere il vino durante le importanti fiere che si svolgono nella città.
Queste famiglie, poi, gli inviano i loro figli affinché li istruisca.
Sono però le due figlie maggiori, in particolare Joheved, che gli danno le maggiori soddisfazioni.
Rashi, infatti, spiega alle due ragazze il Talmud, libro sacro degli ebrei che, secondo la tradizione, poteva essere insegnato solo ai maschi. Sfidando, quindi, delle regole non scritte, Joheved, in particolare, continua ad approfondire le sue conoscenze, anche dopo il fidanzamento, avvenuto, secondo la tradizione, in età precoce, con un giovane benestante, Meir.
Anche se voluto dalle rispettive famiglie, giunto il periodo indicato per il matrimonio, i due giovani scoprono di amarsi profondamente e l’amore di Meir è così intenso da fargli serenamente accettare che la sua sposa, la madre dei suoi figli, sia una donna istruita.
Recensione
Il romanzo è il risultato di un lungo e paziente lavoro di ricerca storica compiuto dall’autrice nell’arco di sette anni.
In effetti sono molto precisi non solo i riferimenti storici, ma, soprattutto, lo sono le descrizioni dei rituali ebraici, dalle preghiere al cibo e all’abbigliamento.
Tuttu questi aspetti sono minuziosamente (anche troppo) esaminati insieme ad altri riferimenti a superstizioni e conoscenze mediche del tempo, però i personaggi si comportano e si esprimono in modo non sempre coerente con il contesto storico.
La protagonista, Joheved, la figlia di Rashi, viene presentata in alcune recensioni come un’eroina che sfida una società maschilista: in realtà non incontra grossi ostacoli, visto che è il padre ad istruirla, il marito ne è fiero e la comunità locale la stima, quindi questa figura , certamente apprezzabile, ha poco di eroico, da come racconta l’autrice.
La narrazione procede in modo piano: se il lettore cerca una qualche svolta, può trovarla solo verso la fine, quando la lettura diventa un po’ più coinvolgente.
NOTA: disponibile alla bibliteca La Fornace di Moie
Non presente nella biblioteca scolastica dell'IIS Cuppari Salvati
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