Autore della recensione: Francesca Manoni
Titolo: Ho sognato la cioccolata per anni
Autore: Birger Trudi
Editore: Piemme
Argomento: Romanzo storico
Anno: 1999, Pagine: 222
Autore
Trudi Birger ha conosciuto gli orrori dell’Olocausto.
Al termine della guerra si è trasferita a Gerusalemme dove ha vissuto con la sua numerosa famiglia.
E’ morta nel 2002.
La storia
Il libro, che appartiene al genere memorialistico, racconta l’infanzia e la giovinezza dell’autrice.
Ebrea tedesca, vive a Francoforte con la famiglia: le sue condizioni di vita sono agiate ma ben presto la sua esistenza subisce un radicale cambiamento in seguito all’avvento di Hitler.
Trudi e i suoi sono trasferiti nel ghetto di Kosvo, dove l’autrice assiste all’uccisione del padre e dello zio.
Trasferita poi nel campo di concentramento di Stutthof riesce a rimanere insieme alla madre, altrimenti destinata ai forni, grazie alla sua prontezza.
Madre e figlia si fanno forza a vicenda, affrontando gli orrori quotidiani della loro disumana condizione: il loro reciproco amore permette alle due donne di sopravvivere alla sconfitta tedesca per tornare a vivere un’esistenza degna di essere chiamata così.
Recensione
In forma semplice e scorrevole l’autrice ci racconta la tragedia dell’Olocausto vissuta, però, sempre con un profondo amore per la vita e con un’intensa speranza in quel futuro migliore che poi, con la caduta del nazismo, è effettivamente arrivato.
Sicuramente esistono, sulla tragedia, testimonianze che, ugualmente agghiaccianti, hanno, tuttavia, una veste letteraria migliore: questo breve romanzo ha però il pregio di essere accessibile a tutti.
Presente nella biblioteca scolastica dell'IIS Cuppari Salvati
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Commenti - 1 presenti. Valutazione media: 8,00 / 10
Molinari Mattias (11/01/21)
Il libro “Ho sognato la cioccolata per anni” è un autobiografia dell’autrice Trudi Birger, che racconta la sua storia e quella della sua famiglia, durante l’assedio nazista e la vita nei campi di concentramento. È la storia di un ragazzina, proveniente da una famiglia benestante, abituata ad una vita agiata, che aveva solo sedici anni quando i nazisti le portano via tutto e la costringono a vivere per anni nei campi di sterminio, dove deve lottare tutti i giorni tra la vita e la morte, sopportare fame e freddo, vedere i suoi cari venire a mancare, e nonostante tutto continuare ad avere sempre un briciolo di ottimismo e speranza che verranno giorni migliori e forse è proprio grazie a questo che riesce ad affrontare anche le situazioni peggiori. Nonostante la perdita del padre massacrato dai tedeschi e il non sapere che fine avesse fatto il fratello, Trudi si prende cura della madre, debole e spesso in difficoltà, che senza il suo aiuto sarebbe stata subito mandata ai forni crematori, ma lei fiduciosa di farcela e spinta dal tornare presto alla bella vita che faceva a Francoforte, al gustare di nuovo la cioccolata calda che tanto amava, è riuscita a trovare la forza di andare avanti. La vita nel campo le aveva portato via tutto, ma non il suo ottimismo e l’amore per la sua famiglia, in particolare per la madre, per la quale avrebbe fatto di tutto e come le diceva sempre “viviamo o moriamo insieme”
La descrizione della vita nel campo sono molto dettagliate, sembra di catapultarsi li, è impressionante pensare che tutto possa essere accaduto realmente, da una parte la forza di donne e uomini aggrappati ad una speranza di vita seppur minima che non conoscevano se sarebbero arrivati a domani, privati di ogni forma di libertà, costretti e guidati in ogni loro azione, dall’altra la superbia, la cattiveria, il sarcasmo del popolo tedesco, duro, freddo, impassibile che con un cenno decideva se un individuo poteva vivere o morire.
Sicuramente l’episodio in cui Trudi viene salvata dalla camera a gas è molto toccante, infatti a causa di una ferita alla gamba che non dava cenni di miglioramento, era stata separata dalla madre e i tedeschi ritenendola non idonea al lavoro decisero la sua fine. Fortunatamente tutto il bene fatto dalla ragazza e tutto il suo ottimismo decisero in qualche modo di ripagarla e venne salvata da una segretaria del comandante che la prelevò ad una passo dal forno crematorio e la ricongiunse con sua madre per poi curarle e metterle a lavorare nell’ospedale.
Trudi nei cinque anni di deportazione era anche riuscita a fare “amicizia” con un militare tedesco, Alex, che l’accompagnava tutti i giorni fino al posto di lavoro, e per Trudi quel tragitto insieme a lui diventava un più piacevole, perché sapeva che lui non era come gli altri, in fondo era un buono, ma non poteva dirlo, così buono che le regalò il suo orologio con il quale Trudi poté comprarsi parecchio cibo per lei e la madre.
Anche se le vittime sono state tante, Trudi e la madre riescono ad uscire vive da questa terribile esperienza, vengono salvate e viene data loro una seconda possibilità, tornare ad una vita normale. Ma dopo un’esperienza del genere, dopo quei cinque anni interminabili, la vita non può più essere la stessa, e anche continuare a vivere in Germania non è più sopportabile. Infatti il libro continua raccontando la scelta di Trudi di trasferirsi con suo marito e sua madre in Palestina e dedicarsi al prossimo in particolare aiutare il popolo ebreo, vive di volontariato, racconta nelle scuole il suo vissuto e per quanto possibile cerca di dimenticare pur consapevole che quanto accaduto rimarrà per sempre vivo dentro di lei e nei suoi occhi.
Libro molto interessante e scorrevole, tratta il tema della deportazione degli ebrei in maniera dettagliata, sembra di trovarsi li, mi è piaciuto molto, fa riflettere molto soprattutto perché tutto quello che viene raccontato è accaduto realmente e perché dovremmo imparare quanto il coraggio e gli affetti familiari siano importanti.
Valutazione: 8 / 10