Autore della recensione: Francesca Manoni
Titolo: La baracca dei tristi paceri
Autore: Schneider Helga
Editore: Salani
Argomento: Romanzo storico
Anno: 2009, Pagine: 201
Autore
Helga Schneider è nata in Slesia ed è cresciuta in Germania e in Austria, paese di origine di entrambi e genitori. Vive a Bologna dal 1963 e scrive in italiano.
La storia
Sveva è una scrittrice italiana che, nel corso di una conferenza a Berlino, viene avvicinata da un’anziana signora del pubblico che si presenta come Herta Kiesel, sua ammiratrice,e chiede alla scrittrice un appuntamento.
Inizialmente un po’ scettica, poi Sveva accetta: ad un primo incontro ne seguiranno altri durante i quali Herta racconta la sua storia, chiedendo alla scrittrice di farne materia di un libro affinché di certi fatti non si perda memoria.
Nel 1942 Herta, cittadina tedesca, conosce Uwe, un giovane pianista, di padre ebreo e madre ariana: tra i due giovani nasce un forte amore che è, però, contrastato dalla famiglia di Herta.
Nel 1943, con l’inasprirsi delle persecuzioni razziali, Uwe, la sua famiglia ed Herta vengono catturati dalla Gestapo: Uwe è trasferito ad Auschwitz e di lui si sono poi perse le tracce.
Herta viene trasferita, per essere “rieducata”, nel campo di concentramento di Ravensbruck dove vive l’esperienza della follia nazista: da questo luogo, poi, dietro la promessa di essere liberata dopo sei mesi, è trasferita al Sonderbau di Buchenwald.
Il Sonderbau è un bordello costruito con la falsa intenzione di limitare l’omosessualità tra i prigionieri: in realtà le donne del Sonderbau, scelte tra le detenute ancora presentabili, o volontarie dietro vuote promesse, subiscono le prepotenze e le angherie dei prigionieri che, sebbene senza forze, non rinunciano al sesso, e delle SS.
Quando poi le donne si ammalano, ad es. di malattie veneree, passano nell’infermeria del campo, cavie umane per gli esperimenti di folli individui come il dottor Carl Vaernet (morto nel 1965, impunito, grazie alla copertura delle autorità danesi e argentine).
Nel Sonderbau Herta ha cibo sufficiente, sigarette, alcol (di cui diventa dipendente), ha di che coprirsi, sta al caldo…la sua condizione è diversa da quella degli altri prigionieri che vivono in baracche, lavorano dall’alba al tramonto, si nutrono di miserabili zuppe, ma le umiliazioni e le sofferenze non sono diverse.
Non solo Herta deve ricevere numerosi clienti ogni sera, ma è disprezzata e maltrattata dagli altri detenuti e insultata dalle SS: uno di loro si eccita solo se spegne sigarette sulle sue gambe.
Ci sono poi i kapo, detenuti privilegiati che sono pronti anche a far uccidere un altro prigioniero pur di conservare la loro posizione: tra questi Justus è un assiduo di Herta. Justus è un folle psicopatico, violento e rancoroso, con una tragica infanzia alle spalle: a lui Herta si offre per salvare un altro prigioniero, un triangolo rosa, cioè un omosessuale, categoria particolarmente odiata nel campo.
L’inferno di Herta non dura sei mesi, come le era stato promesso, ma fino alla liberazione, nel 1945: gli anni del Sonderbau hanno segnato per sempre la sua esistenza, impedendole di avere figli e di vivere con pienezza il rapporto d’amore con l’uomo gentile che, incontrato dopo la guerra, sarà suo marito.
Recensione
Ancora, in questo romanzo, la Schneider affronta aspetti del nazismo non sempre adeguatamente analizzati, evidenziando, in modo lucido e drammatico, non solo gli orrori del nazismo ma anche quale alto prezzo dovettero pagare, a causa di esso, gli stessi tedeschi.
Non presente nella biblioteca scolastica dell'IIS Cuppari Salvati
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