
Autore della recensione: Francesca Manoni
Titolo: Il catino di zinco
Autore: Mazzantini Margaret
Editore: Marsilio
Argomento: Letteratura italiana
Anno: 1994, Pagine: 146
Autore
M. Mazzantini è nata in Irlanda nel 1961. Si è diplomata all'Accademia Nazionale d'arte drammatica nel 1982: è autrice di numerosi romanzi di successo, da alcuni sono stati tratti dei film.
La storia
In questo breve romanzo d’esordio l’autrice, seguendo una scansione temporale presente-passato-presente, ripercorre le principali tappe della vita della nonna, dagli inizi del Novecento fino, circa, agli ultimi decenni del secolo.
Le vicende si svolgono a Roma, dove la donna è nata e ha trascorso la sua vita.
Figlia indocile e ostinata, amatissima dal padre, pacato e mite insegnante di lettere, diventa poi sposa di un giovane, definito con affetto “poromo toscano”, altrettanto dolce e buono.
La sua vita di moglie scorre piana, senza passione, ma con una complicità via via più affettuosa, mentre la sua esistenza di madre si trova ad affrontare prove difficili, anche devastanti, come la perdita di un figlio, alle quali la donna reagisce con forza, ma anche con asprezza.
Rimasta sola, dopo l’allontanamento dei figli e la perdita del marito, affronta ancora la vita con piglio deciso, la afferra e la vive con intensità.
Questa tenacia la caratterizza anche durante la malattia che prima la costringe quasi all’immobilità poi la conduce alla morte.
Recensione
Il ritratto della nonna è condotto in prima persona dalla nipote, l’autrice, che le è accanto per lungo tempo: è evidente, anche se tra momenti di rabbia, l’affetto e l’ammirazione per la nonna, per la forza vitale con cui ha attraversato non solo anni difficili della nostra storia, ma anche un contesto maschilista da cui, però, non si è lasciata privare della sua indipendenza né della sua autonomia.
Soltanto quando ormai la donna è morta, l’autrice ne rivela il nome, proprio nell’ultima riga del libro: Antenora, nome che rievoca suggestioni di lontani miti classici, solo con la sua morte non è più “nonna” ma persona e donna nella sua interezza.
Originale e di impatto il linguaggio utilizzato, “pastiche” di termini del parlato, costruzioni e lessico aulici, arcaismi, anche, in un passo, l’utilizzo del flusso di coscienza: elementi fusi insieme in uno scorrere fluido ed elegante.
Non presente nella biblioteca scolastica dell'IIS Cuppari Salvati
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