Autore della recensione: Francesca Manoni

Titolo: L'affare Kurilov

Autore: Nemirovsky Irene

Editore: Adelphi

Argomento: Romanzo storico

Anno: 2009, Pagine: 192


Autore
Irene Nemirovsky è nata a Kiel nel 1903 ed è morta ad Auschwitz nel 1942.


La storia
Leon è un orfano, figlio di due comunisti russi esuli in Svizzera: è stato cresciuto dal partito e nelle idee del partito così, giovane di 20 anni, nel 1903 viene inviato in Russia con una missione da svolgere.
Deve, infatti, uccidere Kurilov, il ministro della Pubblica Istruzione: l’uomo, soprannominato “pescecane” per la sua crudeltà, reprime nel sangue le contestazioni studentesche, organizzate allo scopo di ottenere maggiori libertà.
Leon, con falsi documenti, riesce, addirittura, a vivere nella stessa casa di Kurilov, spacciandosi per il dottor Marcel Legrand, con il compito di assistere il ministro durante le sue crisi, provocate dal cancro al fegato che lo sta lentamente consumando.
Mentre la Russia è in fermento, Leon vive, dal di dentro, i meccanismi del potere: le competizioni, le rivalità, gli scandali, i pettegolezzi, gli accordi matrimoniali... sono questi gli elementi che, nella Russia zarista, determinano il successo o la sconfitta politica di un uomo.
Anche Kurilov è inserito in questo sistema, a causa del quale prima perde poi recupera il suo prestigio politico, mentre Leon vive un rapporto di amore-odio con quella che deve essere la sua vittima: proprio questa ambivalenza gli fa tremare la mano nel momento in cui dovrebbe gettare la bomba per uccidere il ministro.


Recensione
L’affare Kurilov è un romanzo storico che si ambienta in un periodo complesso della storia russa: infatti le vicende si svolgono nel 1903, quindi poco prima della rivoluzione del 1905, assaggio e preparazione di quella del 1917.
Insieme alle proteste degli studenti, si fa riferimento anche ai primi scioperi degli operai e al diffondersi, vanamente arginato dal regime zarista, delle idee rivoluzionarie. La mentalità dei cittadini più colti e consapevoli sta cambiando ma l’atteggiamento della classe dirigente, che Kurilov rappresenta, è caratterizzato da quel misto di paternalismo, cecità politica e durezza che porterà alla fine dell’impero zarista.
Il romanzo è, però, insieme anche romanzo psicologico: con sottigliezza e sensibilità sono colti i meccanismi psicologici di Leon, il narratore, che disprezza e odia Kurilov ma, nello stesso tempo, vivendogli accanto, ne apprezza alcune doti, ad esempio il coraggio nell’affrontare la sua malattia e l’ironia con cui riesce a guardare alle cose del mondo quando vive la sua fase di disgrazia politica.
Di impianto e struttura ottocentesca, anche quest’opera, come le altre dell’autrice, è caratterizzata da una pregevole scrittura, elegante e densa, dal ritmo pacato ma coinvolgente.


Non presente nella biblioteca scolastica dell'IIS Cuppari Salvati


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