Autore della recensione: Francesca Manoni

Titolo: Sopravvivere coi lupi

Autore: Defonseca Misha

Editore: Ponte alle grazie

Argomento: Romanzo storico

Anno: 1998, Pagine: 264


Autore
M.Defonseca vive vicino a Boston con il marito e molti animali: in questo libro racconta una parte della sua vita.


La storia
Nella primavera del 1941, a circa un anno dall’occupazione tedesca del Belgio, i genitori di Misha, ebrei, vengono arrestati.
La bambina, che ha solo 7 anni, viene affidata ad una famiglia belga, dietro compenso, e Madame De Wael dovrebbe sostituire sua madre.
In realtà la donna, insensibile e prepotente, umilia e maltratta in continuazione la bambina che ricava spazi di serenità solo quando viene inviata in campagna per rifornire di cibo la famiglia presso la casa del “nonno”, un anziano parente dei de Wael, che si affeziona a Misha offrendole consigli e, soprattutto, tanto affetto.
Stanca di subire tante vessazioni, nell’autunno del ’41, Misha fugge da Bruxelles e da M. De Wael, avventurandosi, con l’aiuto di una bussola, regalo del nonno, verso est, là dove, cioè, aveva saputo che i suoi genitori erano stati condotti.
Misha viaggia fino ad arrivare, nel 1943, in Ucraina: attraversa la Germania e la Polonia, a piedi, nascondendosi nei boschi e nutrendosi di quello che riesce a rubare nei villaggi che attraversa o di quello che la natura le offre.
Assiste a scene di miseria, di crudeltà, di orrore in territori attraversati dalla guerra e dall’occupazione nazista.
I suoi unici compagni di viaggio sono i lupi, con i quali condivide cibo e giaciglio fino a sentirsi, lei stessa, più lupo che essere umano.
Agli inizi del ’44, senza aver trovato alcuna traccia dei suoi genitori, intraprende un altro lungo cammino per tornare in Belgio: il ritorno alla vita civile avviene in modo repentino e brusco non appena finisce la guerra e Misha viene adottata.


Recensione
Tra gli orrori della seconda guerra mondiale e l’infinita crudeltà nazista sono tante le vicende che hanno dell’incredibile e la storia di Misha è una di queste.
Il contesto storico è presente, nel suo dramma, come potente sfondo della narrazione che, però, si incentra sulla capacità della protagonista di sopravvivere in circostanze tanto difficili: nonostante ciò, la bambina, oltre a non perdersi d’animo, si confonde, più volte, con la maestosità e la bellezza della natura circostante, stabilendo un rapporto privilegiato con i lupi, dei quali, addirittura, desidera la presenza e sente la nostalgia.
Il romanzo presenta un linguaggio semplice e scorrevole, per cui è adatto anche ad un pubblico molto giovane, mai, però sciatto né disadorno.
I toni delicati e il ritmo piuttosto rapido con momenti di forte tensione lo rendono un romanzo veramente interessante e gradevole.
Non appena ho terminato di scrivere la recensione, ho saputo da fonte certa che si tratta di un falso: l’autrice, che in realtà si chiama Monique De Wael, si è inventata tutto di sana pianta, non è neanche ebrea. Pare che abbia scritto la storia per distogliere l’attenzione dalle accuse rivolte al padre di aver collaborato con la Gestapo.
Ci si rimane male.


Non presente nella biblioteca scolastica dell'IIS Cuppari Salvati


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