
Autore della recensione: Francesca Manoni
Titolo: L'istinto del sangue
Autore: Grangè Jean Christophe
Editore: Garzanti
Argomento: Giallo
Anno: 2010, Pagine: 510
Autore
J.B.Grangè è autore di romanzi di successo che hanno ampliato i confini del thriller tradizionale.
E’ anche autore di alcune sceneggiature cinematografiche tratte dai suoi film.
La storia
Parigi è sconvolta da una serie di omicidi che presentano aspetti di incredibile ferocia: le vittime sono fatte a pezzi dall’assassino che si ciba addirittura delle loro carni tracciando sulle pareti disegni che richiamano quelli degli uomini preistorici nelle caverne.
Le vittime sono tre giovani donne che non hanno legami tra loro: una citogenetista, una paleontologa e un’esperta di problemi autistici.
Jeanne Korowa, giovane giudice istruttore, accompagna il magistrato che si occupa delle indagini, suo amico, sulla scena dei crimini e rimane sconvolta di fronte all’allucinante scenario che le ricorda, purtroppo, per diverse analogie, la tragica morte della sorella, avvenuta diversi anni prima.
Per questo motivo personale, per la successiva uccisione dell’amico magistrato e anche per sfuggire ad una vita privata sempre più deludente e vuota, Jeanne si getta a capofitto nelle indagini, pur non avendo un incarico ufficiale.
Intercettazioni telefoniche attuate per spiare il suo ex, permettono, casualmente, a Jeanne di ascoltare una seduta di psichiatria del dottor Feraud presso il quale è in cura Joachim, giovane avvocato di successo con una doppia personalità.
Jeanne ha modo di conoscere Feraud, del quale rimane affascinata, ma non gli rivela nulla di quanto ha udito. L’ascolto di successive sedute convince Jeanne che proprio Joachim è l’assassino, pur non avendolo mai visto.
A questo punto una serie di indizi convince la giovane che la soluzione del mistero è nell’America Latina dove si reca avendo anche saputo che quella è la destinazione dell’improvvisa partenza di Feraud. Nicaragua, Guatemala, Argentina…il percorso di Jeanne è segnato da morti terrificanti perché l’assassino sembra sempre precederla e colpire ancora, insaziabile di sangue.
A questi orrori, però, si unisce la conoscenza di altri orrori, la consapevolezza di torture e sangue versato durante le dittature militari e le repressioni degli indios che hanno martoriato le popolazioni di questi Paesi.
La ricerca dell’assassino diventa, così, anche la ricerca di quegli oscuri motivi che possono rendere l’uomo, a differenza di tutti gli altri esseri viventi, a tal punto capace di uccidere e torturare per il piacere di farlo.
Recensione
Certamente non è un giallo per tutti a causa della crudezza con cui vengono descritti i particolari ma questo è un aspetto comune ai gialli di Grangè, scrittore francese tra i più apprezzati in Francia e in Europa. Insieme alla crudezza, anche una forte tensione attraversa tutto il libro con un continuo crescendo fino allo scioglimento finale, che si risolve in poche righe.
Anche in questa storia, Grangè introduce elementi quasi fantascientifici che, personalmente, non apprezzo molto perché tolgono concretezza alla storia che, però, nonostante questo, è veramente avvincente ed emozionante.
Il romanzo è arricchito anche da riferimenti a vicende storiche attuali: la rivoluzione sandinista in Nicaragua, la guerriglia indigena in Guatemala, repressa nel sangue dalle forze governative e, in particolare, la dittatura militare in Argentina. E’ dalla violenza di tale dittatura che si dipana poi la storia dell’assassino: ripercorrendola a ritroso, la protagonista incontra le Nonne di Plaza de Mayo (argomento di un bel libro di Carlotto “Le irregolari”) e altri che raccontano, oltre alle torture e alle sparizioni, anche i “vuelos” a cui i prigionieri erano condannati.
Questi aspetti sono tutti collegati con la trama del giallo in un intreccio molto originale, sviluppato con una scrittura particolarmente ricca di pathos.
Non presente nella biblioteca scolastica dell'IIS Cuppari Salvati
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