
Autore della recensione: Francesca Manoni
Titolo: Canale Mussolini
Autore: Pennacchi Antonio
Editore: Mondadori
Argomento: Saggio
Anno: 2010, Pagine: 455
Autore
Operaio in fabbrica fino a 50 anni,A.Pennacchi è nato a Latina, dove vive, nel 1950.Autore di diversi romanzi, collabora anche con la rivista "Limes".
La storia
Il romanzo ha come protagonista la famiglia Peruzzi, la cui storia viene raccontata da un nipote. E’ una famiglia contadina, che lavora a mezzadria, numerosa e allargata: figli, figlie, nuore, generi, nipoti…vivono nella bassa Pianura Padana, tra Rovigo e Ferrara.
Nel 1904 il nonno conosce e diventa amico di Rossoni, socialista: in seguito a questa amicizia tutti i Peruzzi sono socialisti e tramite il Rossoni conoscono anche Benito Mussolini.
I due sono anche spesso ospiti dei nonni e al nonno non sfuggono gli sguardi che Mussolini rivolge alla moglie, tant’è che tutti i Peruzzi, quando imparano a parlare, mormorano tra di loro che “la nonna gà pincià col duce”, ma non è assolutamente vero perché il nonno è l’unico amore, ricambiato, della sua vita.
Arriva la prima guerra mondiale, alcuni figli vanno in guerra ma tornano sani e salvi: durante il biennio rosso, in seguito a contrasti con i socialisti locali, i Peruzzi passano ai Fasci di combattimento mentre Rossoni, intanto, è un pezzo grosso del fascismo, infatti, dopo la marcia su Roma, a cui partecipano anche alcuni Peruzzi, risiede a Palazzo Venezia.
In questi anni, la famiglia prende a mezzadria i terreni dei conti Zorzi Vila ma, in seguito alla battaglia per la quota 90, gli Zorzi Vila tolgono ai contadini le loro bestie e i loro averi, costringendoli alla fame e alla miseria.
Ecco perché tutti i Peruzzi, fin da piccoli, imparano anche la frase “maladeti i Zorzi Vila”.
E’ l’amico Rossoni che li aiuta, infatti, tramite l’Opera nazionale combattenti, ai Peruzzi viene affidato un podere, il 517, nelle paludi Pontine.
E’ 1926, anno in cui ha inizio,nell’Agro Pontino, l’azione di bonifica che, nel giro di tre anni, comporta un esodo di circa 3000 persone: sono ferraresi, veneti, emiliani, friulani, detti “cispadan” dai locali, a loro volta chiamati “marochin” dai nuovi venuti.
Continua la lotta per la sopravvivenza dei Peruzzi, la quotidiana e dura fatica nei campi da rendere fertili e da piegare alle esigenze dell’uomo: c’è la malaria, ci sono i contrasti con i vicini…ma la famiglia ha ormai la giovane e sicura guida di Pericle Peruzzi, a volte anche violento, ma deciso e determinato nella difesa della famiglia.
I Peruzzi hanno il podere a sinistra del Canale Mussolini, il principale canale della bonifica e assistono, anche loro entusiasti e increduli, alla nascita di nuove città volute dal Duce (Il duce ga sempre rason) come Littoria, Sabaudia…
La Storia, però, proprio quando i Peruzzi stanno iniziando a raccogliere i frutti del loro duro lavoro, si prepara al secondo conflitto mondiale coinvolgendo anche “gli ultimi, secondo la scala del mondo” , come scrive il Manzoni.
Questa volta sono tanti i Peruzzi che vanno in guerra e non tutti fanno ritorno: l’armistizio, la guerra civile, lo sbarco degli anglo-americani, prima nemici ora alleati, vedono protagonisti anche i contadini dell’Agro Pontino, pronti anche a sparare nella difesa della propria casa , della propria terra e della propria famiglia.
Nel 1944, dopo un combattimento quasi metro per metro, l’Agro Pontino viene liberato e i Peruzzi cercano di ricostruire e di ricominciare da capo.
Recensione
Affascinante romanzo storico che racconta i primi 50 anni di storia del nostro ‘900 attraverso un narratore popolare che sembra raccontare la storia così come si farebbe durante le lunghe veglie invernali in campagna, quando ancora, in mancanza di altri mezzi di intrattenimento, era il racconto che riempiva le lunghe sere invernali.
L’identità del narratore viene resa nota solo nell’ultima pagina: è un’identità inaspettata ma non poteva esserci personaggio più adatto per raccontare questa epopea che ha per protagonisti non grandi eroi o famosi personaggi ma umili contadini costretti a combattere, tutti i giorni, contro la fame e la miseria.
I Peruzzi sono però coraggiosi,non si perdono d’animo, sono uniti e pronti a difendersi secondo un codice morale e una scala di valori che, non scritti, tutti però seguono.
Sono personaggi che l’autore abilmente scolpisce rendendoli vivi nella nostra fantasia, al punto tale che diventano persone conosciute che, all’ultima pagina, dispiace lasciare.
Oltre alla vicenda privata, l’autore ha dato spazio alle vicende storiche di quegli anni presentandole non solo con precisione ma anche con attenzione a risvolti e dettagli che i libri di storia non riportano: il punto di vista è , però, sempre quello di un narratore popolare che spesso, con la tipica saggezza contadina, afferma che “Cosa vuole, ognuno ga le sue rason”.
Epopea di umili,storia di tecniche di coltivazione e di bonifica, storia di costumi e storia economica…il libro è un po’ tutto questo ma anche, a volte, delicata favola, specialmente quando si parla di Armida e delle sue api…
I risultati linguistici sono poi particolarmente felici: l’autore unisce ad un italiano semplice ma elegante elementi del dialetto veneto che, resi comprensibili, rendono viva e immediata la narrazione. E’ inoltre sempre presente la profonda partecipazione dell’autore alle vicende dei suoi personaggi e anche nei passaggi in cui è l’ironia che prevale, è sempre intensa la pietà dell’autore che prova e suscita commozione di fronte agli umili eroi di questa storia d’altri tempi ma di ogni epoca.
Non presente nella biblioteca scolastica dell'IIS Cuppari Salvati
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