Autore della recensione: Francesca Manoni

Titolo: L'istinto del lupo

Autore: Lugli Massimo

Editore: Newton Compton

Argomento: Letteratura italiana

Anno: 2008, Pagine: 334


Autore
M.Lugli vive a Roma dove lavora come cronista di nera per importanti quotidiani.


La storia
La vicenda è ambientata in una grande città, presumibilmente Roma, agli inizi degli anni ’60: il protagonista è il giovanissimo Lapo, figlio di genitori facoltosi ma piuttosto distratti nei confronti dei reali bisogni del figlio che, oggetto anche di bullismo a scuola, è nell’affetto dei suoi animali domestici che trova conforto.
Proprio portando a passeggio Blu, il suo cane, Lapo incontra Tamoa, un senzatetto che vive insieme ad altri clochard in baracche di fortuna in una zona poco distante dalla bella villa dove vive il giovane.
Tra l’uomo e il ragazzo si stabilisce ben presto un affettuoso rapporto di amicizia e di complicità: Tamoa è per Lapo quel padre attento e presente che non ha mai avuto e forse Lapo risponde a quel desiderio di paternità che Tamoa non ha mai soddisfatto.
L’uomo, che si rivela persona colta, con un suo codice d’onore e con una sua spiritualità pervasa da un certo panteismo, insegna a Lapo, su sua richiesta, a difendersi, usando calci, pugni… ma poi anche un coltello visto che la vita di strada presenta mille pericoli e mille difficoltà.
A causa di alcune di queste, più gravi, Tamoa è costretto a vagabondare per diversi giorni, spostandosi da un luogo all’altro: Lapo decide di seguirlo, sperimentando, così, sotto tutti gli aspetti, l’esistenza precaria del clochard.
La sua particolare sensibilità nei confronti degli animali, dei quali percepisce gli stati d’animo, gli fa guadagnare il soprannome di Lupo e del lupo, ben presto, sembra avere anche istinti primordiali che si manifestano con quei comportamenti violenti di chi, nella giungla cittadina, intende farsi giustizia da se’: è proprio questo, infatti, il filo conduttore della seconda parte del romanzo.


Recensione
Travolgente da far soffrire chi legge, è un romanzo di fortissimo impatto emotivo sia per la realtà descritta sia per la scrittura utilizzata.
L’autore mostra infatti l’altra faccia della metropoli: dietro vetrine scintillanti e megastore, ville di periferia, autisti e colf, si nasconde un’altra città, quella dei barboni, dei clochard, dei tossici, dei reietti…che per forza maggiore o, in alcuni casi, per scelta, vivono nel provvisorio e, anche, nell’illegalità.
Pedofilia, prostituzione, eroina… sono gli incontri più frequenti nella vita di strada di Lupo mentre anche la contestazione del ’68 sfiora questa realtà senza però toccarla.
Violenza e crudeltà sono i denominatori comuni delle esperienze raccontate anche se, a volte, pure in questo orrore possono nascere affetti, come quello tra Tamoa e Lupo e, bellissimi, tra i protagonisti e i loro animali ma anche questi ultimi non possono sottrarsi alle leggi ferine degli uomini pur mantenendo la propria fedeltà fino al sacrificio di sè.
La scrittura è lucida, tesa, tagliente, senza concessioni al patetico né al sentimentale, è una scrittura cruda che non lascia immaginare ma fotografa gli aspetti più tristi e animaleschi della vita umana, proprio per questo ne consiglio la lettura solo ad un pubblico adulto.


Non presente nella biblioteca scolastica dell'IIS Cuppari Salvati


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