Autore della recensione: Francesca Manoni

Titolo: La legge di Lupo solitario

Autore: Lugli Massimo

Editore: Newton Compton

Argomento: Giallo

Anno: 2010, Pagine: 142


Autore
M. Lugli vive e lavora a Roma come giornalista, si occupa di cronaca nera.


La storia
Il giovane Lapo, della solida borghesia romana, ormai da anni è Lupo e vive in strada, insieme a barboni, senzatetto, tossici, prostitute…e, a volte, pedofili senza scrupoli e altri loschi individui.
Ha ormai 50 anni e la sua origine benestante, la sua cultura sono ormai solo lontani ricordi, come l’affetto per Tamoa.
La vita di strada è difficile e pericolosa: Lupo ha però ormai imparato a difendersi ma anche lui è aspro e duro con gli altri, a volte anche cattivo, a volte, per sopravvivere, inganna gli altri.
Legato a una tale situazione è il soggiorno in ospedale di Lupo: proprio in questa struttura si trova a contatto con persone che, nella loro apparente normalità, sono peggiori anche della gente di strada.
Il protagonista riesce ad ingannarle ma, scoperto, è costretto a nascondersi e trova, in modo del tutto fortuito, la possibilità di mettersi al sicuro lavorando come custode per una ricca famiglia.
Anche in questo caso, però, la rispettabilità è solo apparente e non proporzionale alla solidità economica: Lupo lo imparerà a sue spese ma la conclusione è veramente imprevedibile.


Recensione
Il romanzo è il seguito del precedente “L’istinto del lupo” (vedi la recensione) e bisogna leggere il primo per comprendere meglio il secondo.
L’autore si sofferma sugli aspetti più sconosciuti della metropoli che è Roma ma potrebbe essere anche qualunque altra grande città, infatti non ci sono riferimenti geografici precisi, come a dire che in ogni grande città dietro lo scintillio dei negozi, dietro la ricchezza e l’abbondanza c’è un mondo sommerso in cui l’ unica legge è quella del più forte e l’unico senso al vivere quotidiano è sopravvivere.
In questo romanzo, rispetto al primo, l’universo è ancora più cupo: non ci sono affetti né legami che, fedeli, possano resistere alla violenza della strada e dell’uomo, solo una certa forma di solidarietà animale: infatti è un animale che salva Lupo in estrema difficoltà, ma, d’altra parte Lupo si chiama così perché è l’istinto animale quello che lo caratterizza e lo separa dal precedente Lapo.
E’ una lettura coinvolgente ma la violenza, in tutte le sue manifestazioni, è assoluta protagonista.
La conclusione mi ha un po’ deluso.


Non presente nella biblioteca scolastica dell'IIS Cuppari Salvati


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