Autore della recensione: Francesca Manoni
Titolo: Il quaderno di Maya
Autore: Allende Isabel
Editore: Feltrinelli
Argomento: Letteratura straniera
Anno: 2012, Pagine: 398
Autore
Nata a Lima nel 1942, vive da molti anni negli USA. Considerata una delle voci più significative della narrativa contemporanea, è autrice di molti romanzi di successo tra cui “La casa degli spiriti”.
La storia
Maya Vidal è una giovane ventenne che, perdutasi nell’alcol, nella droga e nella malavita di Las Vegas, si rifugia a Chiloè, un’isola sperduta e incontaminata a sud del Cile.
E’ ospitata da Manuel, un amico di Nini, la nonna cilena di Maya, che la spinge a questo soggiorno per sfuggire sia alla polizia sia alla malavita di Las Vegas, per diversi motivi sulle sue tracce.
In quest’isola, in cui i ritmi di vita sono molto diversi rispetto a quelli delle moderne città statunitensi, Maya decide di affidare alle pagine di un quaderno la storia della sua vita.
Racconta della sua infanzia con una madre assente e un padre distratto ma caratterizzata dall’amore assoluto e incondizionato della nonna, l’impulsiva Nini e del nonno, punto di riferimento e certezza assoluta per Maya.
E’ proprio la morte del nonno che nella protagonista adolescente provoca un vuoto così profondo e uno smarrimento così totale da renderla vittima di droga e alcol fino a condurre un’esistenza degradata e illegale.
Salvata dalla sua Nini, nell’esistenza semplice e nella natura splendida di Chiloè, la giovane Maya giunge, progressivamente alla scoperta di sé e degli altri.
Recensione
Anche in questo ultimo romanzo di I. Allende protagonista è una donna che, come le donne dei precedenti romanzi, si trova a lottare in circostanze e situazioni che, in questo caso, non sono legate a contesti storici passati ma a vere e proprie piaghe della modernità.
L’età della protagonista permette all’autrice di scavare nell’animo di un adolescente, mettendone a nudo insicurezze e paure.
Il cammino interiore che percorre Maya alla ricerca di sé è parallelo a quello compiuto anche da Manuel.
Come altri perseguitati durante la dittatura di Pinochet, non ricorda le torture subite ma queste riaffiorano negli incubi e lo rendono incapace di vivere con pienezza.
Per affetto e riconoscenza nei suoi confronti, per lui e con lui, Maya ripercorre alcuni dei momenti più terribili della dittatura militare che insanguinò il Cile dopo l’ uccisione di S. Allende.
La penna è sempre quella fluida, elegante, densa e vibrante d’emozioni di una delle voci più autentiche della letteratura sudamericana.
Non presente nella biblioteca scolastica dell'IIS Cuppari Salvati
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