Autore della recensione: Francesca Manoni
Titolo: Il medico di corte
Autore: Enquist Per Olov
Editore: Iperborea
Argomento: Romanzo storico
Anno: 2001, Pagine: 398
Autore
Nato nel 1934, nel nord della Svezia, è una delle coscienze critiche della società scandinava. E' autore di teatro e di una ventina di romanzi, spesso di ambientazione storica e taglio politico.
Con questo romanzo ha ottenuto diversi riconoscimenti e un grande successo di pubblico.
La storia
Le vicende si svolgono nell’arco di 4 anni, dal 1768 al 1772 in Danimarca.
Il sovrano, Cristiano VII, è un giovane intelligente e sensibile ma, fin da bambino, subisce un’educazione terribile, il cui scopo è quello di renderlo debole, incapace, insicuro al punto tale da condurlo sull’orlo della pazzia: in questo modo si può creare quel vuoto di potere voluto da ministri e funzionari che, in sostanza, esercitano il potere al posto del re.
I meccanismi delle alleanze tra nazioni portano al matrimonio di Cristiano con la giovanissima Caroline Mathilde, sorella del re d’Inghilterra: il matrimonio viene consumato per una sola notte ma dalla fugace unione nasce, comunque, un erede.
I comportamenti del re, intanto, sono sempre più bizzarri e le sue crisi di follia più frequenti, per questo gli viene affiancato un medico tedesco,Johann Friedrich Struensee, giovane illuminista, delicato e sensibile verso Cristiano che si lega al medico con un profondo e sincero affetto.
Struensee e Cristiano sono inseparabili: nel giovane sovrano, che legge Voltaire, con il quale stabilisce anche una corrispondenza epistolare, il medico di Altona vede la possibilità di realizzare quelle riforme e quei cambiamenti che, secondo gli illuministi, avrebbero permesso la realizzazione di un mondo migliore.
In effetti, mentre Cristiano vive in suo mondo sempre più lontano da quello reale, Struensee ottiene un potere sempre maggiore, pur essendo un uomo che non ama il potere, tanto da prendere decisioni importanti per lo stato e promulgare leggi: in questa sua azione riformatrice è affiancato da Caroline Mathilde, infatti tra la sovrana e il medico del re nasce un’intensa passione di cui, ben presto, tutta la corte diventa consapevole.
Il ruolo di Struensee e il suo potere vengono guardati con molta preoccupazione dai funzionari, in particolare da Guldberg che, convinto di essere investito del compito di salvare la Danimarca, si sente esautorato da Struensee, di cui condanna anche quei liberi costumi e quei provvedimenti che, a parere di Guldberg, stanno corrompendo le virtù e la purezza sia della corte sia della società.
Di conseguenza, è lo stesso Guldberg che organizza un complotto allo scopo di allontanare il medico, accusandolo di attentare alla vita del re, e la sovrana che, intanto, ha messo alla luce una bambina, figlia di Struensee.
Recensione
La vicenda storica narrata è ricostruita con estrema precisione e con una notevole attenzione alle fonti: ci sono indubbiamente delle parti ricostruite e inventate dall’autore, in riferimento all’intimità tra Struensee e la regina, ma ben poco è frutto di immaginazione.
La rivoluzione danese presentata è dunque una rivoluzione pacifica, riconducibile al fenomeno del dispotismo illuminato che, proprio in quegli anni, caratterizza l’Europa, attraversata dall’Illuminismo e dalla fiducia nella possibilità di cambiare le cose, di realizzare un mondo migliore.
Queste aspirazioni sono fatte proprie, non senza ambiguità, da diversi sovrani d’Europa concludendosi, però, in linea di massima, con un fallimento.
La parabola della rivoluzione danese non è molto diversa solo che in Danimarca, viste le condizioni del sovrano, il medico di corte ha la possibilità di muoversi con maggiore libertà, al punto da esautorare lo stesso Cristiano VII.
Il romanzo è veramente molto interessante sia per gli aspetti storici sia per la dimensione privata dei protagonisti, in particolare è bellissima la figura del medico di corte per la sua fede in quelle idee che non moriranno con lui ( sono queste che gli consentono quell’immortalità che lui desidera) anche se tale fede non gli impedisce di avere dubbi e paure, infatti più volte si chiede cosa sarebbe successo se fosse ritornato ad Altona.
Le soluzioni linguistiche adottate dall’autore sono originali e molto efficaci: infatti la scrittura sembra piatta e monocorde, con una certa frequenza della paratassi e con ripetizioni di brevi affermazioni, in realtà la freddezza è solo apparente ed è facile rendersene conto procedendo con la lettura che, via via, si fa sempre più coinvolgente e drammatica.
Non presente nella biblioteca scolastica dell'IIS Cuppari Salvati
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