Autore della recensione: Francesca Manoni

Titolo: La custode di mia sorella

Autore: Picoult Jodi

Editore: Tea

Argomento: Letteratura straniera

Anno: 2004, Pagine: 425


La storia
La famiglia Fitzgerald è una tranquilla famiglia di Rhode Island: Sara ha rinunciato ad una promettente carriera di avvocato per dedicarsi al marito e ai figli, serenamente appagata dalla scelta; Brian è capitano del corpo dei pompieri della sua città, il suo tempo si divide tra il prestare soccorso e la contemplazione e lo studio della volta celeste.
Il loro matrimonio è stato rallegrato dalla nascita di due figli, Jesse e Kate.
La serena routine quotidiana si interrompe bruscamente quando a Kate, bimba di pochi anni, viene diagnosticata una grave forma di leucemia: i farmaci e la chemio non bastano, purtroppo, occorre un trapianto di midollo osseo per offrire alla piccola una qualche speranza di vita.
I familiari non sono, però, donatori compatibili, per questo Sara e Brian decidono di concepire un altro figlio, geneticamente programmato per essere quel donatore compatibile necessario per Kate.
Così nasce Anna che, fin dai primi mesi di vita è donatrice alla sorella di midollo osseo, sangue…
Questa situazione va avanti per anni, a causa delle continue ricadute di Kate ma, all’età di 13 anni, di fronte alla necessità di donare un rene alla sorella, Anna non è d’accordo: vuole l’emancipazione medica che le permetta di decidere del suo corpo in relazione alla sorella e, per ottenerla, decide, addirittura, di rivolgersi ad un avvocato, Campbell Alexander, la cui vita, sia professionale che privata, si lega sempre di più a quella di Anna e della sua famiglia.


Recensione
Al centro del romanzo c’è la figura, bellissima , di Anna, diminutivo di Andromeda, il nome di una delle stelle che il padre contempla nelle notti più serene, raccontando, poi, alla figlia, le vicende mitologiche dei personaggi da cui le stelle ricevono il nome.
Anna ha 13 anni, è un’adolescente cresciuta in fretta che, ponendosi domande sul senso della vita, si sente spesso invisibile, perché consapevole di esistere in funzione della sorella malata.
In realtà i genitori la amano ma è umano dedicare più attenzione a quel figlio che più soffre o più ha bisogno di aiuto: questo è quello che fanno Sara e Brian, questo è quello che succede in ogni famiglia.
Anche Jesse paga le conseguenze della dolorosa situazione familiare, anche lui, come Anna, si sente invisibile e i suoi comportamenti trasgressivi, da “gioventù bruciata”, altro non sono che il tentativo di affermare la sua presenza, il suo diritto di esserci.
E’ bellissima anche la figura di Campbell, accompagnato da un cane guida di cui nessuno sembra vedere la necessità, pronto e vigile nei confronti del suo padrone: Campbell sa cosa significa essere malati e, apparentemente freddo e professionale, vive il bisogno di amare e di essere amato con la stessa intensità e gli stessi drammatici interrogativi di Anna.
Sara e Brian sono due genitori che amano i propri figli ma che sono chiamati anche a scelte terribilmente difficili: vivono un’esperienza devastante di cui le pagine del romanzo mostrano tutti i drammatici e umani risvolti.
A volte i due non si riconoscono, sembrano non essere più in grado di comprendersi ma proprio la presa di posizione di Anna li spinge a rivedere se stessi, a ritrovare le radici del loro amore, quindi a riattivare quei circuiti affettivi che, nell’urgenza della malattia e del dolore, sembravano bloccati.
Oltre a questi, sono perfettamente tratteggiati tutti i personaggi del romanzo, anche grazie all’utilizzo di una narrazione corale per cui ciascuno esprime e dà voce al proprio punto di vista e ai propri sentimenti.
Sono i sentimenti, infatti, al centro di questo romanzo che, seppure non ispirato a storie vere, su queste è plasmato, su storie, purtroppo quotidiane, di sofferenza, di malattia, di speranze a volte tragicamente deluse, di angosciosa impotenza di fronte ad un destino doloroso, tanto meno accettabile quanto più ci è caro chi ne è vittima.
La storia invita anche a riflettere su altre questioni, ad esempio sul rapporto delicatissimo e, secondo me, difficilmente definibile, tra scienza e morale.
Un romanzo complesso e ricco di problematiche ma, soprattutto, di forti sentimenti che, grazie ad un linguaggio emotivamente connotato ma sobrio ed elegante, coinvolge con molta intensità il lettore che si trova, inevitabilmente, a confrontarsi o identificarsi con la situazione o i personaggi descritti.


Non presente nella biblioteca scolastica dell'IIS Cuppari Salvati


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