Autore della recensione: Francesca Manoni

Titolo: Un uomo che forse si chiamava Schulz

Autore: Riccarelli Ugo

Editore: Piemme

Argomento: Romanzo storico

Anno: 1998, Pagine: 153


La storia
Le vicende si svolgono in una cittadina della Polonia, Drohobycz, in un arco di tempo che abbraccia, all'incirca, i primi 40 anni del '900 ed hanno come protagonista Bruno, l'ultimo figlio di un mercante di stoffe ebraico.
Fin da bambino rivela doti particolari per la pittura e la scrittura che gli permettono di dare voce ai suoi sogni e al suo desiderio di una reltà diversa da quella che vive, di cui spesso gli sfugge il senso.
Nella sua casa, in via Florianska, assiste, addolorto e attonito, al progressivo disfacimento della sua fmiglia mentre, intorno a lui, si consumano quelle grandi tragedie della storia che portarono a Drohobycz prima i soldati dell'Armata rossa, poi quelli del III Reich.


Recensione
Riccarelli, attraverso questa opera, ripercorre, “con il metro infedele del romanzo”, la vita di Bruno Schulz, artista ebraico ucciso dai nazisti durante l'occupazione della Polonia.
La ferocia dei persecutori ha permesso che si salvasse solo una piccola parte delle sue opere, alcuni disegni e un libro che Riccarelli definisce “straordinario”.
Il romanzo è un omaggio, quindi, ad un artista tragicamente e prematuramente scomparso ma anche un affresco, fatto di poche pennellate, di un periodo storico convulso che vide questa zona della Polonia prima austro-ungarica, poi polacca, infine preda dei russi e, in seguito, dei nazisti (oggi è ucraina).
La narrazione è caratterizzata da un tono particolare che unisce l'inconsistenza dei sogni, dei quali si nutre l'arte di Bruno, alla concretezza del reale, dal quale gli stessi sogni prendono spunto: questo tono, insieme all'utilizzo di una prosa poetica, rende la lettura molto appassionante.


Non presente nella biblioteca scolastica dell'IIS Cuppari Salvati


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