Autore della recensione: Gicomo Marasca

Titolo: Gli spiriti non dimenticano

Autore: Vittorio Guido Zucconi

Editore: Mondadori

Argomento: Romanzo storico

Anno: 1998, Pagine: 396


Autore
Vittorio Guido Zucconi (Bastiglia, 16 agosto 1944) è un giornalista e scrittore italiano. Ha la doppia cittadinanza, italiana e statunitense (dal 2002).


La storia
Questo romanzo storico è stato scritto dal giornalista Vittorio Zucconi nel 1996 ed è ambientato nella seconda metà dell’Ottocento, il periodo in cui visse Tashunka Uitko, ovvero Cavallo Pazzo.
Il racconto si svolge nelle immense praterie del Nord America, un tempo popolate da mandrie di bisonti e invase dai forti costruiti dai bianchi.
Il protagonista è Cavallo Pazzo, che nacque intorno al 1840 da una famiglia modesta in un angolo delle Paha Sapa, le Colline Nere, un luogo sacro per i Sioux; egli aveva un aspetto fisico molto diverso dalle persone della sua gente e si distaccava spesso dai suoi compagni per riflettere e digiunare in solitudine; combatté molte guerre per proteggere il suo popolo dall’uomo bianco, che aveva ingannato molti capi tribù e le vinse grazie alla sua astuzia; non cadde mai in battaglia, ma per mano del suo amico Piccolo Grande Uomo, che era diventato un poliziotto al servizio dei bianchi e dei capi tribù del suo popolo, che erano invidiosi della sua fama raggiunta.
Il romanzo parla delle battaglie e degli eventi che hanno portato alla tragedia dei Sioux, degli usi e delle tradizioni di questo popolo e in particolare della vita, delle sofferenze, delle amicizie e degli amori del protagonista Cavallo Pazzo, diventato il terrore della prateria.
La storia segue l’ordine cronologico, ad eccezione della digressione in cui Cavallo Pazzo racconta al padre la sua visione.


Recensione
Secondo me, l’autore e lo stesso Cavallo Pazzo vogliono comunicare la bellezza della vita libera di cui godevano un tempo gli indiani delle praterie del Nord; il messaggio del romanzo consiste nel fatto che non bisogna arrendersi e rinunciare alla libertà, come avevano ormai fatto tutte le tribù Sioux, ad eccezione di quella di Cavallo Pazzo, che accettò per ultima e senza via d’uscita di entrare nella riserva.

Mi è piaciuto molto il protagonista perché, fino alla fine, non si è arreso davanti alle pretese dei bianchi e ha scelto di morire per non essere imprigionato proprio dal suo amico. Inoltre, ho trovato interessante, per la sua singolarità, il personaggio del tenente Collins, il “piccolo capo bianco” che ha stretto un’amicizia con Cavallo Pazzo.
Considero importante la visione del Grande Spirito avuta da Cavallo Pazzo, che ha determinato le scelte del guerriero, le sue rinunce e soprattutto gli eventi accaduti.

Cosa non mi è piaciuto e perché:
L’unica cosa che non mi è piaciuta è il racconto delle guerre che hanno coinvolto gli indiani del nord e l’uomo bianco perché, secondo me, è stato affrontato con una leggera superficialità.

La musica che metterei come colonna sonora a questo libro:
Nessuna.

Un breve messaggio per chi sta per leggere questo libro:
Consiglio questo romanzo non solo ai miei coetanei, ma a tutti coloro che sono desiderosi di conoscere un po’ meglio gli indiani Sioux e di scoprire i veri motivi che hanno portato al loro massacro.
Ho trovato questo romanzo abbastanza complesso e allo stesso tempo coinvolgente. Gli interventi dell’autore e le frequenti riflessioni mi sono apparsi interessanti, perché fanno capire la miopia dell’uomo bianco e le assurde motivazioni che lo hanno spinto al massacro dei Sioux, mettendo per sempre fine alla libertà di questo popolo.

La frase che mi è piaciuta di più:
“Nel tempo le tradizioni si spengono, i miti si sbriciolano, e gli uomini, inesorabilmente, dimenticano. Ma gli spiriti non dimenticano”

Voto: Molto bello


Presente nella biblioteca scolastica dell'IIS Cuppari Salvati


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