Autore della recensione: Francesca Manoni

Titolo: Romanzo criminale

Autore: Giancarlo de Cataldo

Editore: Einaudi

Argomento: Giallo

Anno: 2009, Pagine: 625


Autore
G. De Cataldo è nato a Taranto nel 1956. E’ giudice di Corte d’Assise a Roma, città in cui abita. Scrittore, traduttore, autore di testi teatrali e sceneggiature, è autore di diversi romanzi, prevalentemente gialli.


La storia
Le vicende si svolgono a Roma tra la fine degli anni ’70 e gli anni ’80 e narrano della nascita e del progressivo affermarsi di una potente banda di criminali che si pone lo scopo di controllare la capitale.
Il Libanese, il Freddo e il Dandi sono i capi del gruppo che inizia il suo percorso malavitoso con un sequestro di persona: il riscatto viene incassato ma un rapitore, temendo di essere stato riconosciuto, uccide l’ostaggio occultandone il cadavere.
Il Libanese propone, anziché dividere i soldi del riscatto, di investirli, di comune accordo, nell’acquisto di grosse quantità di droga da smerciare sui mercati dei vari quartieri romani.
La malavita romana, fino a quel momento, si era occupata di controllare solo quartieri di Roma, invece questa nuova “holding” del crimine è di tutta la città che vuole avere il controllo e lo ottiene uccidendo rivali e concorrenti.
Con un’amministrazione precisa degli investimenti e una gestione scrupolosa e capillare degli affari, ben presto la banda controlla il mercato della droga e della prostituzione ma anche il giro dello strozzinaggio e del gioco d’azzardo.
Il volume dei traffici è tale da attirare l’attenzione di Raffaele Cutolo, con cui la banda stringe accordi, mentre le forze dell’ordine, negli anni di piombo, sono troppo prese dal terrorismo per accorgersi di quanto il quadro criminale sia cambiato nella capitale.
Della situazione, però, si interessano i servizi segreti che, in cambio di coperture, chiedono interventi non sempre leciti nè, ovviamente, trasparenti, e si interessano il commissario Scialoja e il procuratore Borgia, forse gli unici consapevoli della nuova e pericolosa conformazione della criminalità romana.
Le loro accuse, i mandati d’arresto, i processi… si risolvono sempre con assoluzioni o condanne a pochi mesi per i potenti appoggi di cui i componenti della banda godono: le loro possibilità finanziarie quasi illimitate permettono di corrompere avvocati, giudici, periti…
Il potere dell’organizzazione sembra imbattibile fino a che nuove situazioni modificano, in modo irreversibile, tale realtà.


Recensione
Il romanzo, da cui è stato tratto un film diretto da M. Placido, prende spunto dalla storia della banda della Magliana ma, per stessa ammissione dell’autore, non è la storia di quella banda anche se molti personaggi, presentati con nomi fittizi, fanno riferimento ai componenti di quel gruppo.
Infatti il personaggio denominato Ricotta corrisponde ad Antonio Mancini che ora vive a Jesi e si dedica, dopo aver scontato la sua pena, ad attività di sostegno ai disabili.
Le vicende narrate, inoltre, ci raccontano anche un periodo particolarmente difficile e doloroso della nostra storia segnato dall’assassinio di Moro e dalla strage di Bologna, ma anche oscuro per le collusioni, a cui l’autore fa riferimento in modo piuttosto esplicito, tra Stato e malavita, tra servizi segreti e criminalità.
Per questi aspetti, da un lato quella che viene narrata è una storia terribile, ma dal punto di vista letterario è un romanzo incredibilmente affascinante con una scrittura così interessante e perfetta da tenere inchiodato il lettore alla pagina.
Protagonisti sono malavitosi e delinquenti eppure, per uno di loro, il Freddo, secondo me, non si può non provare qualcosa che assomiglia alla pietà o anche all’ammirazione per qualità che, se diversamente indirizzate, avrebbero reso l’uomo umanamente ricco e prezioso per gli altri.


Non presente nella biblioteca scolastica dell'IIS Cuppari Salvati


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