Autore della recensione: Francesca Manoni
Titolo: Il vero futurismo di F. T. Marinetti
Autore: Ceccarelli Laura
Editore: Il rovescio
Argomento: Saggio
Anno: 2012, Pagine: 47
Autore
Laura Ceccarelli è nata a Jesi 20 anni fa: dopo aver conseguito la maturità scientifica, si è iscritta alla facoltà di lingue presso l'Università di Milano.
Recensione
Il 10 febbraio 1909 sulle pagine del giornale “Le Figaro” F.T.Marinetti pubblica il Manifesto del futurismo segnando, così, l’atto di nascita del I movimento di avanguardia italiano.
Il futurismo esalta la macchina, la velocità, il dinamismo, l’aggressività… interpretando la tendenza al nuovo, al progresso meccanico, alla modernità della civiltà industriale.
Se “un automobile da corsa… è più bella della Nike di Samotracia” è evidente quali siano i nuovi miti che il movimento propone, se poi consideriamo che i futuristi intendono “distruggere i musei, le biblioteche, le accademie” è chiaro che essi approdano ad una polemica "antipassatista" che si traduce, in ambito artistico, nel totale rifiuto dei canoni artistici precedenti per crearne completamente di nuovi, operazione, questa, che appunto distingue e caratterizza un’avanguardia.
“Uccidiamo il chiaro di luna”, già dal titolo, manifesta l’intenzione di Marinetti di “distruggere” tutta la letteratura del passato, rappresentata da un topos tra i più comuni, il chiaro di luna, ma anche più antichi, frequente già nelle opere classiche.
L’autrice del saggio, analizzando il poemetto, mette in luce tutte le contraddizioni che, invece, caratterizzano quest’operazione artistica.
Il testo di Marinetti, che vuole essere, negli intenti, rivoluzionario, in realtà riprende tematiche ed immagini della tradizione letteraria italiana ed europea: Omero, Dante, Eliot, Svevo, Mallarmè, Rimbaud…
Con molta accuratezza, nel saggio sono precisati i riferimenti ad autori ed opere rivelando, dell’autrice, una conoscenza letteraria ampia e ricca, notevole di per sé, tanto più se si considera la sua giovane età.
Quindi la tesi presentata e adeguatamente motivata nel testo è che il ribellismo anticonformista del movimento e del suo fondatore non vada poi più lontano delle semplici intenzioni.
Inoltre l’autrice, giustamente, sottolinea che anche la scrittura del poemetto è prevalentemente retorica e ampollosa, niente a che vedere con quanto stabilito nel Manifesto tecnico della letteratura futurista.
A mio giudizio, è molto valida ed interessante l’analisi del testo di Marinetti, sviluppata, tra l’altro, con una scrittura precisa ed elegante, analisi, secondo me, anche confermata dalle scelte dello stesso artista dopo il ’20: firma il Manifesto degli intellettuali fascisti, viene nominato segretario nella fascista Accademia d’Italia… un chiaro “ritorno all’ordine”, meno eclatante di quanto potrebbe sembrare.
Non presente nella biblioteca scolastica dell'IIS Cuppari Salvati
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