Autore della recensione: Francesca Manoni
Titolo: Dove nessuno ti troverà
Autore: Gimenez-Bartlett Alicia
Editore: Sellerio
Argomento: Romanzo storico
Anno: 2011, Pagine: 456
Autore
Gimenez-Bartlett è nata ad Almansa nel 1951. E’ la creatrice dei polizieschi con Petra Delicado ma ha scritto anche numerose opere di narrativa non di genere che le hanno permesso di ottenere significativi riconoscimenti.
La storia
Carlos Infante, un giornalista “free-lance” cinico e spregiudicato, ha scritto un articolo sulla Pastora, un personaggio dal sesso ambiguo, prima partigiana, durante la guerra civile, poi alla macchia e accusata di feroci delitti.
All’epoca del racconto (1956) è ancora ricercata dalla Guardia Civile ma nessuno sembra in grado di individuare il suo nascondiglio.
L’articolo di Infante ha suscitato l’interesse di uno psichiatra francese, Lucien Nourissier, che chiede a Carlos un incontro a Barcellona. Lucien, un idealista esponente della ricca borghesia parigina, vorrebbe incontrare la Pastora per studiarla come caso clinico ed utilizzare poi i risultati nella sua professione, per curare e salvare vite umane.
Lucien propone a Carlos, dietro pagamento, di aiutarlo a trovare il leggendario personaggio e Carlos, per soldi, accetta.
I due, così, iniziano un viaggio attraverso la Catalogna e l’Aragona, nelle zone più impervie e nei paesi più sperduti dove, dopo la vittoria del franchismo, si rifugiarono gli ultimi combattenti sia per coerenza con la propria fede repubblicana sia per evitare la repressione della Guardia Civile.
Il viaggio di Carlos e Lucien è irto di pericoli: devono essere attenti a non suscitare sospetti ed è difficile trovare persone fidate disposte a collaborare con la loro ricerca.
Le pagine che riguardano il racconto delle loro esperienze si alternano con altre nelle quali la Pastora racconta, in prima persona, la sua storia e la sua vita, dalla povertà e dall’emarginazione della prima giovinezza fino alla decisione di entrare nelle bande partigiane, narrando episodi dove all’orrore della guerra civile si uniscono la miseria e la rassegnazione che seguirono all’affermazione della dittatura.
Recensione
Alla conclusione del romanzo segue una nota finale in cui viene riportata la biografia della Pastora, personaggio realmente vissuto (morto non molti anni fa, nel 2004) protagonista di imprese coraggiose e quasi mitizzato dalle leggende popolari.
Quindi, nel romanzo, sono pagine di storia quelle in cui la Pastora parla di sé mentre sono frutto di invenzione le vicende dei due viaggiatori, Carlos e Lucien.
La storia della Pastora, figura ambigua ed inquietante ma anche di profonda umanità, è veramente affascinante e suscita profonda partecipazione e commozione.
Anche la lettura delle pagine del viaggio è interessantissima perché, secondo me, è come se i personaggi compissero due viaggi: uno nei luoghi della guerra partigiana dove, tra l’altro, più a lungo rimasero gli echi di odi, rancori, spargimenti di sangue…
L’altro viaggio è, invece, tutto interiore ed è la diretta conseguenza del primo: le testimonianze ascoltate si imprimono nell’animo dei due uomini fino a trasformare il cinismo di Carlos in desiderio di riscatto per la crudeltà della guerra civile e della dittatura mentre Lucien finisce per identificarsi con il selvaggio e aspro paesaggio che attraversa fino a sentirsi parte sia di esso sia della tragedia collettiva che lo stesso paesaggio sembra raccontare.
La scrittura procede asciutta, a volte con toni aspri, altre volte con toni più commossi e appassionati ma sempre con esiti molto convincenti ed effetti di grande intensità.
Non presente nella biblioteca scolastica dell'IIS Cuppari Salvati
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