Autore della recensione: Francesca Manoni

Titolo: L'ultimo sopravvissuto

Autore: Pivnik Sam

Editore: Newton Compton

Argomento: Letteratura straniera

Anno: 2012, Pagine: 310


Autore
La biografia dell'autore è narrata all'interno dell'opera.


La storia
Sam Pivnik è figlio di un sarto ebreo: vive a Bedzin, in Polonia, con la sua numerosa famiglia.
Il primo settembre del 1939 (Sam ha 13 anni) i tedeschi invadono la Polonia da ovest e, nello stesso tempo, i russi da est: la follia nazista ben presto arriva a Bedzin, infatti prima gli ebrei sono privati dei loro beni, poi ghettizzati, infine deportati.
Dopo un inutile tentativo di salvarsi da un rastrellamento di SS, Sam e la sua famiglia, insieme agli altri ebrei della città, sono trasferiti, tramite carri bestiame e in condizioni invivibili, al campo di Auschwitz-Birkenau.
Nel corso di una prima selezione, la madre lo spinge nella fila dei condannati ai lavori forzati: così Sam si salva ma è costretto a vedere tutta la sua famiglia incamminarsi verso la camera a gas.
Le condizioni di vita all’interno del campo sono quelle, terribili, che ormai tutti conoscono: la fatica disumana, le condizioni insopportabili per un essere umano, le continue umiliazioni piegano non solo il corpo ma lo spirito delle migliaia di prigionieri.
Sotto questo punto di vista Sam è diverso, più forte: spinto dal desiderio di vivere, riesce a sopravvivere ai lavori forzati in una miniera e alla "marcia della morte" nel freddo inverno polacco, pochi giorni prima della definitiva sconfitta tedesca.
Imbarcato sulla Cap Arcona, riesce ancora a salvarsi dal bombardamento degli anglo-americani e, pochi giorni dopo, ormai crollato il Reich, a ricongiungersi con il fratello, unico superstite della sua famiglia.
Conclusa la guerra, Sam, dopo un periodo trascorso in Palestina, si è definitivamente stabilito a Londra, dove attualmente vive dedicandosi all’antiquariato.


Recensione
Sono molti i libri ed i film dedicati all’Olocausto quindi ormai l’opinione pubblica, anche quella meno specializzata, conosce con una certa precisione gli orrori e le barbarie che furono compiute durante questa fase della storia eppure, anche chi ha letto molto sull’argomento, non finisce di stupirsi provando raccapriccio e sdegno per ciò che il nazismo fu in grado di compiere.
Quello che ancora desta incredulità è il fatto che il popolo tedesco è un popolo civile ed evoluto che ha dato all’ Occidente importanti contributi in termini di scienza ed arte, quindi ci si chiede come abbia potuto accettare la follia di un uomo che è poi, in breve, diventata follia collettiva.
Certo che non tutti i tedeschi furono nazisti ma tanti sì: molti "non sapevano che...", altri "obbedivano agli ordini..." motivazioni assolutamente insufficienti per tentare una spiegazione di quanto accaduto.
Altri genocidi, purtroppo, hanno segnato la storia dell’umanità: tutti barbari e ingiustificati ma l’Olocausto fu l’orrore degli orrori perché non finalizzato alla conquista di potere o ricchezza ma alla distruzione di un intero popolo, colpevole solo di essere senza patria.
Sam Pivnik racconta la sua storia con commozione ma anche con fedeltà ai fatti quindi la sua vicenda diventa sia testimonianza storica sia testimonianza di un coraggio e di un desiderio di vivere che la violenza nazista non riuscì ad annientare.


Non presente nella biblioteca scolastica dell'IIS Cuppari Salvati


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