Autore della recensione: Marco Morettini
Titolo: La Kryptonite nella borsa
Autore: Cotroneo Ivan
Editore: Bompiani
Argomento: Letteratura italiana
Anno: 2011, Pagine: 244
Recensione
Ho trovato molto interessanti le tematiche trattate nel romanzo, tra le quali l’amore, e le problematiche legate al disagio giovanile e all’omosessualità, rappresentate dalla figura di Gennaro, cugino di Peppino, il quale, soggetto anche a qualche disturbo mentale, viene spesso deriso e non magari aiutato o quanto meno capito; tutto ciò sembra causa della sua morte, probabilmente per suicidio, riguardo alla quale l’autore ci lascia quasi una libera interpretazione. Mi è piaciuto il personaggio di Peppino, bambino brutto e con gli occhiali grossi, che sembra sempre essere di intralcio per tutti e che grazie alla sua immaginazione riesce a “parlare” con suo cugino Gennaro, soprattutto quando alla fine della storia sogna di volare con lui nel cielo di Napoli e si sente dire che bisogna essere se stessi, capire di essere unici e che non bisogna mai cercare di essere come chi è diverso, perché ciò porterebbe soltanto problemi. Mi è sembrata triste, anche se realistica, la figura di Antonio, padre di Peppino, un commerciante molto preso dal suo lavoro e dall’amante, con cui tradisce la moglie, la quale, dopo averlo scoperto, cade in depressione, ma non parla mai con lui apertamente del problema. Questa donna che soffre in silenzio è una figura, secondo me, ancora attuale, come anche quella del marito che, per dovere morale, lascerà poi l’amante per tornare con la moglie. Questa coppia rappresenta l’opposto di quello che io credo si debba fare in certe situazioni, infatti risolve tutto con il silenzio, mentre io credo nel dialogo.
Non mi sono piaciuti in questo romanzo, in qualche circostanza, l’immediatezza con cui avvenivano alcuni fatti, senza una spiegazione ben dettagliata, e il dialogo tra i personaggi in dialetto napoletano, cosa che, in un certo senso, può essere vista anche in maniera positiva, come utile per dare più realismo alle vicende, ma, secondo me, non deve essere la regola, altrimenti renderebbe difficile la comprensione delle stesse vicende.
Non c’è un particolare tipo di musica che metterei come colonna sonora di questo romanzo ma, in generale, sceglierei canzoni italiane degli anni ’70 e, nelle vicende in cui Titina e Salvatore vanno alle feste hippy, canzoni inglesi caratteristiche di questo movimento.
Lo consiglio a tutti gli adolescenti in generale e spero che lo leggano con riflessione perché, ad esempio, problematiche come il disagio giovanile e l’omosessualità sono molto importanti e caratteristici della società odierna.
La frase che mi è piaciuta di più è senza dubbio il discorso fatto da Gennaro a Peppino alla fine del romanzo in cui egli dice “Se ti maltrattano, se ti prendono in giro, lasciali sfottere perché sono loro ad avere dei problemi, non tu. Dipenderà da te se la tua vita sarà facile o sarà difficile, se cercherai di nasconderti in mezzo agli altri, di assomigliare a chi è diverso da te, passerai un sacco di guai. Se capirai che a stare un po’ da soli, ad essere un esemplare unico, non c’è niente di male, sarai felice. Siamo tutti esemplari unici, è una cosa che ho capito troppo tardi. Tutti abbiamo dei superpoteri, si tratta solo di capire quali sono”.
Leggendo questo libro mi è venuto in mente il suicidio di un ragazzo di 14 anni, avvenuto poco tempo fa, a causa del suo disagio e del fatto che veniva deriso ripetutamente dai compagni. E’ brutto sentir parlare di queste storie, eppure accadono, anche tra ragazzi; molte volte non ci si pensa anche perché, come in questo caso, i coetanei non si sarebbero mai immaginati una simile reazione; forse sembrava loro un gioco, ma non lo era.
Non presente nella biblioteca scolastica dell'IIS Cuppari Salvati
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