Autore della recensione: Francesca Manoni

Titolo: Il labirinto della rosa

Autore: Hardie Titania

Editore: Piemme

Argomento: Giallo

Anno: 2008, Pagine: 440


Autore
T. Hardie è nata e cresciuta a Sidney.
Studiosa di esoterismo, autrice di vari libri su folklore, magia e divinazione, è anche una delle più famose streghe bianche d’Inghilterra.


La storia
Will è un giovane fotografo freelance che, alla morte della madre, riceve in eredità una chiave d’argento e un antico documento dal significato oscuro.
Per decifrarlo, Will si sposta in vari luoghi, tra questi è molto particolare e intensa la sua visita alla cattedrale di Chartres.
Al materiale sono interessati anche alcuni personaggi che intendono realizzare un progetto terribile e che non esitano di fronte a nessun tipo di ostacolo, addirittura arrivano ad uccidere Will.
Così è l’amato fratello Alex, medico molto stimato, a portare avanti la ricerca di Will che implica l’analisi di antichi documenti del 1500: infatti la madre dei due giovani era una discendente di John Dee, matematico e alchimista alla corte della regina Elisabetta, e sembra che i documenti diano indicazioni per giungere ad una verità di incredibile valore.
Nella ricerca Alex è aiutato da una sua giovane paziente, Lucy, che ha subito un trapianto di cuore proprio quando è morto Will: non mancano pericoli da affrontare ma soprattutto sono necessari intuizione e studi attenti per giungere alla conclusione dell’enigma che, in modo incredibile e sorprendente, lega le vicende di Will, Alex e Lucy a d altre avvenute cinque secoli prima.


Recensione
Il romanzo è presentato come thriller ma, in realtà, ha poco di questo genere in quanto prevale la ricerca storica e la ricostruzione del passato attraverso simboli, elementi criptici, date e numeri dal significato religioso e magico.
Sotto questo aspetto il romanzo è interessante anche se è poco credibile il fatto che in pratica tutti i personaggi coinvolti abbiamo conoscenze così minuziose: ancora per quanto riguarda i personaggi, sono decisamente prevedibili e troppo monolitici, nel senso che fin dalle prime pagine è chiaro quali sono i buoni, quali i cattivi e quali in procinto di "redenzione", senza alcuna sorpresa né variante.
La narrazione procede un po’ lentamente, forse troppo, in sostanza senza suspense e il lessico lascia, a volte, un po’ a desiderare: ad esempio mi ha infastidito l’utilizzo, anche frequente, del verbo “sogghignare” riferito ad atteggiamenti che avrebbero richiesto altri termini.


Non presente nella biblioteca scolastica dell'IIS Cuppari Salvati


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