Autore della recensione: Anastasia Lupol 2Acat

Titolo: Se il diavolo porta il cappello

Autore: Fabrizio Silei

Editore: Salani

Argomento: Letteratura italiana

Anno: 2013, Pagine: 267


Autore
Fabrizio Silei è uno scrittore e illustratore, esperto di comunicazione sociale, ricercatore di storie e vicende umane, cantastorie e burattinaio. Nato a Firenze, vince il premio Andersen 2012 con il romanzo "Il bambino di vetro".


La storia
"Se il diavolo porta il cappello" è un romanzo che affronta la vita di Ciro, un ragazzino tredicenne, che rimane orfano di un genitore e perde il fratello gemello. Il testo descrive i problemi del ragazzino, passando dalle difficoltà economiche della famiglia, a quelle amorose e sociali. Ciro è ancora troppo piccolo per sopportare tutte queste perdite e le continue critiche gettategli addosso dai suoi compaesani, perciò si sfoga in dispetti e piccole atti vandalici che lo rendono ancora più selvatico. Sarà Salem, uno zingaro di etnia rom, a metterlo sulla strada giusta e con lui scoprirà la forza della vera amicizia.


Recensione
Mi è piaciuta moltissimo l’amicizia tra Ciro, il protagonista del libro, e lo zingaro Salem. Si tratta di un’amicizia fondata sull’aiuto reciproco, ad esempio Ciro lo aiuta moltissimo, anche se inconsapevolmente, nell’incastrare il dottore che aveva compiuto diversi esperimenti atroci sui gemelli, che si trovavano nel campo di Auschwitz, tra cui anche lui e suo fratello che, al contrario di Salem, non riuscì a resistere al dolore e morì. Salem, a sua volta, aiutò il piccolo Ciro nel momento in cui quest’ultimo fu rapito dal crudele dottore che gli voleva prendere il cuore, per poi darlo al nonno di Ciro, perché pensava che lo avrebbe ringiovanito. Questa, secondo me, è l’amicizia perfetta che si può stabilire tra due persone, anche se, in questo caso, c’era una notevole differenza di età.
In certi punti il testo è difficile da capire, crea confusione nel lettore, ad esempio quando Salem, Ciro e gli altri zingari vanno a casa del nonno di Ciro e aspettano che tutti se ne vadano.
La frase che mi ha colpito in particolare è stata: "Non conoscevo la gentilezza, e nemmeno la paura credevo di conoscere, dal momento che la rabbia è un gatto selvatico più forte della paura e se la mangia in un boccone, come un uccello di nido".
In questa frase, la paura viene paragonata a un gatto selvatico, a un qualcosa di pericoloso, di forte, che mangia in un solo boccone la sua preda.


Non presente nella biblioteca scolastica dell'IIS Cuppari Salvati


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