
Autore della recensione: Francesca Manoni
Titolo: Suburra
Autore: De Cataldo Giancarlo
Editore: Einaudi
Argomento: Giallo
Anno: 2013, Pagine: 481
Autore
G. De Cataldo è nato a Taranto nel 1956. E' giudice di Corte d'Assise a Roma, città in cui abita.
Scrittore,traduttore, autore di testi teatrali e sceneggiature, è autore di diversi romanzi, prevalentemente gialli.
La storia
Roma, ai giorni nostri: il Libanese, il Dandi, Freddi… sono ormai scomparsi ma la loro eredità è stata raccolta da un altro inquietante protagonista della mala romana, il Samurai.
Colto, raffinato, elegante e sicuro di sé, è spietato e violento con i suoi nemici: il suo progetto, come quello dei suoi predecessori, è quello di impadronirsi di Roma e intende farlo attuando un grande progetto edilizio nella periferia romana che avrebbe permesso di investire e riciclare denaro sporco e avrebbe assicurato enormi profitti.
Anche bande minori sono coinvolte nel piano ma è il Samurai il punto di riferimento e non esita ad uccidere anche componenti di bande associate che trasgrediscono o che possono costituire un intralcio.
Per attuare un progetto così grandioso occorrono però permessi e modifiche del piano urbanistico ma anche politici importanti e riveriti porporati sono complici in cambio di favori, concessioni, soldi, droga…
Dall’altra parte della barricata ci sono le forze dell’ordine anche se la divisione non è così netta dal momento che non mancano, a tutti i livelli gerarchici, esempi di corruzione ma il colonnello dei ROS Marco Malatesta è rigoroso e inflessibile nel perseguire i crimini, insieme ad alcuni altri suoi colleghi onesti e incorruttibili.
Malatesta si trova di fronte ad una serie di morti violente e intuisce sia il progetto sia l’ideatore ma sono veramente molti gli appoggi su cui il Samurai può contare…
Recensione
Questo romanzo sembra, per certi aspetti, il seguito di Romanzo criminale: lo sfondo è sempre Roma ma l’ambientazione dagli anni ’70 si è spostata ai giorni nostri, quindi si aggiungono anche problematiche legate alla presenza di extracomunitari.
I personaggi presentano caratteristiche simili all’opera precedente e anche i "buoni", in questo caso Malatesta, hanno qualche trascorso da cui redimersi.
L’autore, con una scrittura lucida e implacabile, crea un potente affresco della Roma di oggi, o meglio, della vita di oggi: è un ritratto spietato e crudo che lascia poco spazio a speranze di rinnovamenti o palingenesi visto che molti di coloro che dovrebbero essere di esempio sono i primi ad essere corrotti.
Questo romanzo ha ottenuto meno successo rispetto al precedente: personalmente mi sembra dello stesso livello, bellissimo e terribile, solo che questa volta quasi nessun malavitoso genera simpatia, forse un po’ solo il giovane soprannominato “il filosofo”.
Non presente nella biblioteca scolastica dell'IIS Cuppari Salvati
clicca qui per inserire il tuo commento.