
Autore della recensione: Francesca Manoni
Titolo: Imprimatur
Autore: Monaldi Rita, Sorti Francesco
Editore: De Bezige Bij - Amsterdam
Argomento: Romanzo storico
Anno: 2013, Pagine: 567
Autore
R. Monaldi e F. Sorti, giornalisti, sono sposati e vivono con i loro figli tra Roma e Vienna.
La storia
ANTEFATTO
Febbraio 2040: il vescovo della diocesi di Como riceve dal Segretario della Congregazione per le Cause dei Santi l’incarico di far luce su una presunta guarigione miracolosa avvenuta 40 anni prima grazie ad un’immagine sacra del Beato Papa Innocenzo XI, al secolo Benedetto Odescalchi da Como.
L’esito dell’indagine verrà poi comunicato al Santo Padre che desidera, ad un secolo dalla beatificazione, aprire il processo di canonizzazione di Papa Innocenzo XI per proclamarlo Santo.
Il vescovo non invia al Segretario solo la relazione ma anche un voluminoso dattiloscritto i cui autori, Rita e Francesco, suoi amici, gli hanno fatto pervenire.
I due giovani, studiando i preziosi volumi dell’epistolario dell’abate Atto Melani, membro di un’antica famiglia toscana di musicisti e diplomatici, hanno ritrovato le memorie manoscritte di un modesto garzone di una locanda di Roma, testimone di sorprendenti vicende accadute nel 1683.
Da queste memorie, con minuziosa fedeltà, Rita e Francesco hanno redatto un romanzo poi inviato al loro amico, il Vescovo di Como.
Egli, dopo averlo letto, sconvolto dalle verità in esso contenute riferite proprio a Innocenzo XI, trascorre giorni e giorni nella consultazione di documenti e archivi, scoprendo che anche i dettagli "più tristi e imbarazzanti" sono veri.
Così il Vescovo spera che al più presto il dattiloscritto venga trasmesso a Sua Santità "affinchè Egli possa valutare se ordinare un estremo eppure ancora tempestivo IMPRIMATUR".
(Nota: imprimatur significa "che sia stampato"; con questo termine latino il Tribunale dell’Indice permetteva la stampa di un libro, dopo averlo esaminato e dopo averlo ritenuto in linea con la dottrina della Chiesa).
ROMA: avvenimenti che si verificarono nella Locanda del Donzello, dall’11 al 25 settembre del 1683 con riferimenti ad altri avvenimenti prima e dopo quei giorni.
L’11 settembre del 1683 la Locanda del Donzello viene sigillata e posta in quarantena dagli uomini del Bargello a causa della morte misteriosa, forse provocata dalla peste, di un ospite della locanda, un gentiluomo francese, il signor di Mourai.
La notizia della chiusura fa infuriare il locandiere, Pellegrino, preoccupato per i suoi affari ma nel giro di qualche ora anche lui si ammala e tutto il peso della locanda ricade sulle spalle del garzone-narratore che deve occuparsi degli altri ospiti i quali, in vario modo, manifestano la loro contrarietà e il loro disappunto.
Per fortuna tra loro c’è un medico, il dottor Cristofano: egli è sicuro che il gentiluomo francese sia stato avvelenato e che Pellegrino non sia colpito da peste.
Le notizie rallegrano fino ad un certo punto gli altri ospiti perché... chi ha ucciso Mourai e per quali motivi?
Un assassino si aggira nella locanda?
Non sono questi gli unici misteri, infatti il garzone si accorge che qualcuno, utilizzando una porta segreta, nottetempo è uscito e rientrato nella locanda seguendo vie nascoste e per raggiungere mete misteriose e oscure.
Il garzone mette a parte di questa scoperta l’abate Melani: il giovane prova infatti un’istintiva fiducia nei confronti di questo cantante evirato colto e signorile.
Anche l’abate manifesta un certo apprezzamento verso il garzone, di cui riconosce l’ingegno, così tra i due si stabilisce un rapporto allievo-maestro.
Con l’arrivo del buio i due decidono, utilizzando lo stesso passaggio segreto, di scoprire chi sia il misterioso viaggiatore e quali occulte macchinazioni lo spingano ad affrontare i labirintici sotterranei di Roma.
Per più di 10 notti il garzone e Atto vivono una seconda esistenza attraverso cunicoli, gallerie, condotti fognari, fiumi di liquami... facendo conoscenza con un’originale e grottesca categoria, quella dei corpisantari.
Durante il giorno il garzone, oltre a svolgere tutti i suoi compiti (e quelli di Pellegrino ancora malato) riceve dal dottor Cristofano anche l’incarico di distribuire una serie di pozioni e pomate ai pigionanti allo scopo di prevenire la diffusione del morbo che, a distanza di qualche giorno dall’inizio della quarantena, ha colpito un ospite della locanda, il signor Bedforti, un gentiluomo inglese, questa volta è veramente peste.
Durante lo svolgimento delle sue funzioni il garzone, un po’ per la sua innata curiosità, un po’ su istruzione dell’abate, che si serve del giovane come un infiltrato per indagare, si interessa alla vita dei suoi ospiti: chiede, fa domande... così viene a conoscenza di molti fatti riguardanti le scelte politiche dei sovrani e dello stesso Papa, Innocenzo XI.
Ciascuno dei pigionanti, in risposta alle sue curiosità, gli trasmette parte del suo sapere: da un musico francese apprende molto sulle armonie musicali e sul loro utilizzo crittografico, dalla cortigiana Cloridia gli viene svelato il segreto della numerologia e suggerito il fascino dell’astrologia…
Le lezioni per il giovane garzone continuano poi con l’abate Melani che, vissuto molti anni alla corte di Luigi XIV, gli racconta la triste storia del suo amico Fouquet e dell’avido Colbert che ne provocò la disgraziata e misteriosa fine.
Il garzone, ascoltando, si accorge però che tutti gli ospiti della locanda hanno un segreto da nascondere oppure non sono esattamente quello che dicono di essere e questo discorso riguarda anche Melani.
Le indagini all’interno della locanda e i viaggi notturni, sempre più lunghi e pericolosi, si svolgono mentre l’Europa, soprattutto Roma, attende con impazienza e preoccupazione di conoscere l’esito della battaglia di Vienna che l’11 settembre del 1683 arriva allo scontro decisivo.
A fianco degli Asburgo, in primis, il Papa Innocenzo XI che ha esortato tutta l’Europa cattolica a prendere le armi in difesa di Vienna assediata dai Turchi: Vienna è per l’Islam la porta verso l’Occidente, se Vienna cade, sarà tutta l’Europa cristiana ad essere sconfitta, insomma la fine per la Chiesa di Roma e la civiltà cattolica.
Tra il 20 e il 25 settembre1683, insieme alla notizia della sconfitta dei Turchi, inquietanti e misteriosi avvenimenti accaduti nei giorni precedenti trovano risposta insieme ad imprevedibili e sconcertanti svelamenti.
Recensione
VICENDE EDITORIALI (illustrate dagli autori in alcune pagine di prefazione)
Il romanzo viene pubblicato nel 2002 ottenendo subito un clamoroso successo nonostante l’assenza di una campagna promozionale.
Ristampe e nuove edizioni, nonostante il successo, arrivano con molta lentezza fino a che il libro viene addirittura cancellato dal catalogo della casa editrice.
All’estero le cose vanno diversamente: il libro è in testa alle classifiche anche nei paesi più lontani dalla nostra cultura, come Corea, Turchia, Ucraina... mentre in Italia scompare da ogni libreria.
Perché tutto questo?
Gli autori forniscono la spiegazione che segue.
Dopo l’11 settembre 2001 in Vaticano si prepara una solenne cerimonia di canonizzazione per Innocenzo XI, protagonista della vittoria cristiana contro l’Islam a Vienna: con questo atto la Chiesa avrebbe chiaramente preso posizione all’interno dello schieramento anti-Islam riaffermando i valori dell’occidente cristiano di fronte alla nuova aggressione musulmana.
Il piano però, dopo l’uscita di Imprimatur, non può essere attuato perché il libro svela tutte le malefatte e tutti i crimini commessi da Innocenzo XI.
Così, il 23 aprile 2003, data prevista per la canonizzazione, viene proclamato Beato uno sconosciuto frate, factotum del "poco virtuoso" Innocenzo XI.
I potenti italiani hanno poi cercato di boicottare la pubblicazione del romanzo anche all’estero facendo pressioni su case editrici straniere, pressioni che hanno funzionato ma, tra le altre, una coraggiosa casa editrice olandese (De Bezige Bij) ha continuato a pubblicare il libro che, su insistenza dei lettori italiani, è stato pubblicato anche in lingua italiana.
Nel 2010 la Hoepli di Milano ha accettato di distribuire on line il libro che è il primo di una serie di sette romanzi ma per protesta contro il boicottaggio e la censura che hanno subito, gli autori non pubblicano in italiano i romanzi successivi a Imprimatur.
Secondo me non solo motivi politici hanno causato il boicottaggio del libro: il romanzo è un’opera pregevole e molto scrupolosa dal punto di vista storico, infatti gli autori hanno fatto ricerche molto attente e approfondite, quello che raccontano si basa su documenti citati minuziosamente in appendice.
Con le loro rivelazioni gli autori sfatano diverse certezze storiche e con la loro scrittura, pur essendo sconosciuti al grande pubblico, mettono in ombra scrittori oggi considerati "grandi": tutto questo potrebbe anche aver infastidito qualche "lobby letteraria".
RECENSIONE
Il romanzo è un thriller storico che alla precisione riguardo alle fonti (di cui si è già detto) unisce colpi di scena e suspense come in ogni giallo che si rispetti.
Naturalmente solo nelle pagine finali i numerosi e inquietanti interrogativi presentati nel corso dell’opera trovano risposta.
La struttura del romanzo è in giornate, come nel Decameron, e, ancora come rimando all’opera boccaccesca, anche in Imprimatur la peste costituisce una sorta di cornice.
Non è questo l’unico riferimento letterario, infatti il rapporto tra il garzone e Atto assomiglia a quello tra Dante e Virgilio, perchè entrambe le coppie di personaggi effettuano un viaggio sotterraneo che sia per Dante sia per il garzone è anche cammino di formazione.
L’opera, poi, si presenta come una "summa" delle conoscenze e della civiltà del tempo: dalle abitudini culinarie alle conoscenze astrologiche, dalla filosofia alla numerologia, dalla musica alle idee religiose…
Anche per questi aspetti torna immediato il confronto con la Divina Commedia, sintesi della civiltà medioevale, ma anche con un altro nostro capolavoro ambientato nel Seicento, I Promessi Sposi.
Le soluzioni linguistiche sono eccezionali: sebbene sia infatti fondamentalmente unico il codice espressivo, l’italiano di oggi (a volte però il periodare riecheggia quello seicentesco) toni e registri linguistici sono estremamente vari a seconda dei personaggi, delle situazioni e degli argomenti affrontati, ad esempio il registro dei corpisantari è molto originale ed efficace.
La lettura, nonostante lo spessore culturale, non è mai pesante per la levità e la grazia con cui ogni momento della storia è affrontato e presentato.
Secondo me, Imprimatur è veramente una grande opera, frutto di attento studio e di capacità di scrittura tali da rendere il romanzo un vero capolavoro.
Non presente nella biblioteca scolastica dell'IIS Cuppari Salvati
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