Autore della recensione: Francesca Manoni
Titolo: Il cacciatore del buio
Autore: Carrisi Donato
Editore: Longanesi
Argomento: Giallo
Anno: 2014, Pagine: 401
Autore
Donato Carrisi, classe 1973. Laureato in Giurisprudenza, segue poi corsi di specializzazione in criminologia e scienza del comportamento. Nel 1999 inizia l'attività di sceneggiatore per cinema e televisione. Fra le altre, ha scritto la sceneggiatura di "Nassiriya - Prima della fine" per Canale 5 ed è autore di soggetto e sceneggiatura della miniserie thriller "Era mio fratello" per RaiUno.
La storia
Marcus è l’ultimo dei penitenzieri (vd. "Il tribunale delle anime"): abile come il migliore dei profiler è anche molto di più perché è un prete in grado di cogliere, dai segni e dalle anomalie, le trame del male.
Questo è il suo compito quando Roma è sconvolta da una serie di terribili delitti sui quali anche la polizia sta indagando ma senza risultati di rilievo.
Delle indagini si occupa anche Sandra (lo stesso personaggio presente ne "Il Tribunale delle anime") come foto rivelatrice: il suo compito, per certi aspetti simile a quello di Marcus, è di cogliere, con la macchina fotografica, tutto quello che a prima vista potrebbe sfuggire o sembrare insignificante.
Le due indagini scorrono parallele ma solo in parte perché Marcus e Sandra si conoscono, hanno già collaborato e anche ora continuano a farlo.
Ogni volta, però, che sembrano trovare una traccia si trovano di fronte ad altri omicidi, l’assassino è sempre un passo avanti, in grado di intuire e anticipare le loro mosso, ma anche di mettere a repentaglio le loro vite e i loro affetti per continuare ad agire indisturbato.
La situazione è ancora più complessa per la presenza di un misterioso personaggio che agisce nell'ombra e di oscuri e pericolosi riti al limite del satanismo.
Recensione
Sicuramente l’autore riesce a tenere chi legge con fiato sospeso, è infatti molto abile nel creare effetti “speciali” che sorprendono e accrescono tensione e suspense, anche troppo, nel senso che con alcuni particolari si sfiora un po’ l’assurdo.
La follia omicida che muove l’assassino fa pensare ad alcuni serial killer di Criminal minds: se l’autore si fosse mosso solo lungo questa linea, il giallo sarebbe veramente di rilievo. Il fatto è che poi, come in altri romanzi dell’autore, egli inserisce tutta una serie di “misteri vaticani” (sulla scia del commercialissimo Dan Brown) che, a mio parere, troppo sfruttati e inverosimili, tolgono valore al romanzo rendendolo, in più parti, un polpettone con troppi e inutili ingredienti.
Non presente nella biblioteca scolastica dell'IIS Cuppari Salvati
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