Autore della recensione: Francesca Manoni
Titolo: La stanezza che ho nella testa
Autore: Pamuk Orhan
Editore: Einaudi
Argomento: Letteratura straniera
Anno: 2015, Pagine: 554
Autore
O.Pamuk è nato nel 1952 a Istanbul. Nel 2006 ha vinto il Premio Nobel per la Letteratura.
La storia
Nel 1969 Mevlut Karatas, adolescente, lascia il suo villaggio per trasferirsi a Istanbul con il padre: frequenta la scuola e intanto aiuta il genitore vendendo yogurt e boza (una bevanda tradizionale della Turchia).
Mevlut e il padre vivono in una baracca che si sono costruiti da soli alla periferia della città e le loro condizioni, pur modeste, sono comunque migliori di tanti altri che hanno lasciato, per la povertà, il loro villaggio.
Mevlut è gentile, di animo buono, fondamentalmente ottimista e, crescendo, diventa un giovane dall’aspetto piacente.
All’età di 20 anni al matrimonio del cugino si innamora di una ragazza, la sorella della sposa, di nome Rayiha: inizia così a scriverle lettere d’amore fino a programmare, con l’aiuto del cugino, il rapimento della giovane che corrisponde il suo amore.
Quando Mevlut riesce finalmente a realizzare il suo progetto si accorge, però, di aver rapito la sorella della giovane di cui si era innamorato ma, nonostante questo, ottiene il perdono del suocero e i due giovani si sposano: è un matrimonio felice, rallegrato dalla nascita di due bambine anche se non mancano tante difficoltà da affrontare.
Infatti Mevlut per mantenere la famiglia si dedica a diversi lavori nel corso degli anni senza mai abbandonare la sua attività di venditore ambulante di boza, fedele ad una antica tradizione di Istanbul.
Trascorrono gli anni e si verificano molti cambiamenti nella vita di Mevlut, alcuni gioiosi, altri tragici mentre anche la città e la stessa Turchia vivono molte trasformazioni sia politiche che sociali ed economiche: non tutte sono positive per Mevlut, a volte nostalgico dei tempi passati che riesce a rivivere e rievocare quando, lungo le vie ora costeggiate da grandi palazzi, grida ancora il suo richiamo di bozaci (venditore di boza).
Recensione
Il romanzo è vasto e di ampio respiro caratterizzato da una narrazione a più voci, infatti intervengono il padre, i cugini, la moglie di Mevlut ma è un narratore esterno quello che presenta vicende, stati d’animo ed emozioni del protagonista.
Anche se la scrittura è un po’ monocorde l’opera è molto interessante per il continuo collegamento tra vicende private e vicende collettive quindi l’autore racconta più di mezzo secolo di storia di Istanbul, il ponte tra l’oriente e l’occidente, attraverso le microstorie degli abitanti della città, privilegiando il punto di vista di un uomo retto e onesto, delicato e sognatore.
Non presente nella biblioteca scolastica dell'IIS Cuppari Salvati
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